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Nemmeno Sky e il procuratore Lepore rovineranno con la verità una bella notizia sul Napoli e Lo Russo

Massì. Continuiamo. Continuiamo a occuparci di quel “tifoso” a bordocampo che risponde al nome di Antonio Lo Russo. Continuiamo a mettere in dubbio la lealtà sportiva di undici professionisti. Vogliamo dimostrare che a Napoli anche il calcio s’è infognato? Facile. Facilissimo. Il rampollo del boss ha truccato la partita? Ma certo.Primo: era a bordocampo. Secondo: parlava addirittura al cellulare. Terzo: non ha esultato al gol. Poirot direbbe che tre coincidenze fanno una prova, dunque quella partita è stata truccata. E chissà quante altre. Salvo magari scoprire poi che quel “tifoso” al gol ha esultato eccome. E che al cellulare stava prenotando un tavolo per festeggiare.
Beninteso, io sono meno garantista di Claudio Botti. Antonio Lo Russo lì non ci doveva stare. Così come è scontato che boss e rampolli non debbano sedere in tribuna d’onore o stazionare a bordocampo. Il fatto è che per evitarlo non ci sarebbe bisogno di montarci sopra un caso planetario. Basterebbe, chessò, inviare alla Questura la lista di accreditati e/o ospiti. Tutto qui. Altrimenti continuiamo. Continuiamo con la dietrologia. Vedrete che, prima o poi, spunterà fuori che il povero Padova non è mai diventato uno squadrone perché ad assistere alle partite c’era sempre Felice Maniero. E se la presenza di Lo Russo significa tre partite vendute, v’immaginate quante se ne sia vendute il capo della mafia del Brenta?
Post scriptum. Le agenzie di scommesse hanno dichiarato che sul Napoli «non ci sono mai state puntate anomale». Il procuratore della Repubblica Giovandomenico Lepore ha detto di «escludere che il Napoli sia coinvolto». E allora perché continuiamo? Ah, già. Non permettete mai che la verità rovini una bella notizia.
Gianluca Abate

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