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Ma i magistrati non sono troppo protagonisti?

Le ultime consultazioni elettorali hanno determinato una sonora sconfitta per il centro-destra. Sono tantissime le ragioni della debacle che sarebbe inopportuno ribadirle ora in questa sede. Per certo sulla campagna elettorale ha pesato quella richiesta al popolo di prendere parte attiva nel personalissimo scontro tra Berlusconi e le toghe militanti. Tema che non ha mai appassionato più di tanto gli italiani e che, anzi, ha visto persino trionfare a Napoli l’ex magistrato Luigi De Magistriis. Eppure le note vicende salite (con rilevanza davvero eccessiva) agli onori delle cronache sul calcio-scommesse qualche dubbio può averlo insinuato su quel sottilissimo filo sul quale vanno a braccetto inchieste giudiziarie e diffusione mediatica. Tutte le carte sono ancora sul tavolo e sarebbe quindi improvvido oltre che azzardato iniziare a pronosticare gli esiti. Di sicuro dagli stralci emersi dalle intercettazioni vige al momento un fortissimo sospetto che alcune partite della Lega Pro siano state combinate. Così come non campati in aria possono apparire almeno anomali alcuni match di Serie B. Moltissimi dubbi sorgono invece, sempre restando a ciò che fino ad ora è emerso, che possano essere avvenuti intrallazzi in Serie A. Eppure, ciò che spaventa e soprattutto fa riflettere, è quella particolare propensione di alcuni inquirenti di rendere dichiarazioni alla stampa quantomeno inopportune. L’ultima sortita che fa discutere è del titolare delle indagini di Cremona che (con leggerissima disinvoltura) in CONFERENZA STAMPA (!) paventa che nella serie maggiore le combine avvengano non tra i calciatori, ma tra i dirigenti delle società. Una dichiarazione che, se non venisse comprovata dai fatti, sarebbe di una gravità inaudita e che dovrebbe (nella più leggera delle ipotesi) portare a gravi sanzioni all’inquirente per il grave danno d’immagine arrecato al sistema calcio. L’impressione che ne deriva, fatto salvo che in presenza di prove certe sarò pronto a rimetterla in discussione, è che certi personaggi delle procure cerchino di alimentare lo scandalo con una determinazione sconvolgente. Più si sale di livello, più si scalano i sospetti dalla quasi anonima Lega Pro alle serie maggiori, più l’attenzione mediatica conquista posizioni di rilievo tra i titoli dei giornali. Singolare anche il tentativo della Procura di Napoli di tuffarsi (dopo calciopoli) anche in questa inchiesta tirando fuori la già notissima vicenda di Napoli – Parma del 2010. Che poi, per dirla tutta, i sospetti su quella partita sono ampiamente leciti, seppure i teoremi accusatori sembrano difficilmente dimostrabili, soprattutto in sede di giustizia ordinaria. Ma la domanda che dovremmo farci, e che forse abbiamo il dovere intellettuale di animare, è questa: «Perché rimettere in ballo solo dopo un anno una vecchia inchiesta?». La risposta non è così difficile a mio avviso. Le prime pagine fanno gola anche a certi inquirenti. Le vicende di Napoli – Parma non avendo riscosso grande attenzione mediatica in passato possono ottenere maggiore risalto adesso che questi temi campeggiano tra titoli e articoli a nove colonne di illustrissimi editorialisti. Chissà, forse tra qualche tempo ci ritroveremo tra i titolari delle indagini qualche futuro sindaco o europarlamentare.. Perdonate l’ironia.. Ma non posso che concordare con Massimiliano Gallo e con la sua lucidissima disamina scritta per l’Inkiesta. Esiste certamente una sudditanza di certa stampa verso alcune procure. Così come traspare, ancor più da questa inchiesta nazional-popolare, quel protagonismo davvero peloso di certa magistratura. Ma, purtroppo, viviamo nel Paese in cui i processi avvengono prima sui media e poi nei tribunali. Anzi, valgono più i primi che i secondi. Senza volerci soffermare sullo spiattellamento davvero anomalo di certe conversazioni telefoniche di personaggi neppure celebri come dentisti e portierucoli avventati. E allora, triste ammetterlo, non ci meraviglieremmo se questo nostro Paese vivesse altre campagne elettorali che vedranno protagoniste le magistrature e le toghe militanti anziché i reali problemi dei cittadini. Ma certi comportamenti non fanno altro che alimentare i sospetti che forse quel “demonio” di B. (al netto di tutti i suoi errori e contraddizioni) non abbia tutti i torti. Del resto è dagli anni 90 che i governi cadono per affondi giudiziari. «È un calcio malaaato – diceva Pravettoni a “Mai dire Gol”». In realtà ci sembra più dover constatare che il nostro è un Paese malato. Dove, in fin dei conti, tutti cercano giustizia ma nessuno (e assolutamente neppure B.) ha davvero ragione. E noi siamo solo spettatori. Finché non cadremo nella fortissima tentazione di spingere l’ultimo tasto in alto del telecomando: Off! E, per citare una celebre commedia, potremo affermare con amara soddisfazione che: «è finito il teatrino». Come nel calcio così nella politica. Amen.
Valentino Di Giacomo

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