E Calderoli tuonò: «Sull’immondizia di Napoli no a decreti truffa». Il ministro leghista, soprattutto ad un napoletano, suscita una naturale antipatia. Con quel linguaggio volutamente ringhioso al limite dell’umano, più che origini celtiche o barbare, evince quasi uno stato evolutivo non ancora compiuto: potremmo quasi parlare di “neandhertalismo”, ma senza fini offensivi. Eppure, anche se è dura ammetterlo, il ministro della Semplificazione non ha tutti i torti. Il problema dei rifiuti di Napoli (guai a chiamarla ancora emergenza) ha avuto negli anni diversi picchi culminanti. Il più recente e grave si ebbe nel Gennaio del 2009 con le violente rivolte di Quarto e Pianura culminate in estate a Chiaiano con i cittadini che protestavano per l’apertura della discarica. Anche allora, per poter superare l’emergenza, tra decreti del Governo e discutibili decisioni dell’amministrazione regionale di Bassolino si riuscì ad evitare sciagure peggiori trasferendo i rifiuti campani che giacevano nelle strade verso altre Regioni italiane che furono solidali e disponibili ad accettare la nostra monnezza. Chiariamo un punto: non si trattò soltanto di gentile solidarietà o profonda generosità, quei viaggi di spazzatura noi campani li abbiamo pagati, perdonate l’ossimoro, “profumatamente”. Le altre Regioni accettarono la nostra monnezza ad un patto: loro si impegnavano a liberare la nostra città dai cumuli di spazzatura e noi a creare un corretto ciclo di rifiuti (con l’apertura di nuove discariche e la costruzione di inceneritori) in modo che non dovesse più ripetersi una nuova emergenza. Passati due anni da quella promessa siamo di nuovo punto e a capo. Napoli e la Campania richiedono ancora che le altre Regioni si facciano carico di liberarci le strade dall’immondizia. Lecito chiedersi: cosa si è fatto in questi due anni? Importante chiarire che tutte le giunte sono cambiate: dall’era bassoliniana-iervoliniana ora ci sono Caldoro, Cesaro e la new entry De Magistriis. Ognuno di loro con idee diverse su come gestire il problema. Il più radicale è certamente il sindaco che contrasta la decisione di costruire nuovi inceneritori. Sembra quasi non ci sia via d’uscita. Tornando alle lamentele “ministeriali” di Calderoli e rinnovando le sensazioni di antipatia che la sua persona suggerisce, bisogna però porsi una domanda fondamentale: ha davvero tutti i torti il leghista? Cercando di recuperare un po’ di obiettività bisogna ammettere che per quanto cruda (e forse crudele) sia la sua posizione abbia tutta la legittimità. Perché la Campania non ha mantenuto le promesse fatte due anni fa? A prescindere dal colore politico delle amministrazioni bisogna ammettere che non è giusto che ancora una volta cittadini di altre Regioni debbano farsi carico dei nostri problemi. Così come non è giusto che a noi napoletani tocchi pagare cifre spaventose per lo smaltimento dei rifiuti. La soluzione a questa ennesima ondata di monnezza la sappiamo tutti: le altre Regioni dovranno obbligatoriamente farsi carico della nostra spazzatura ancora una volta. Noi, dal nostro canto, riformuleremo la promessa che questa situazione non avrà a ripetersi. Sapremo mantenere fede? Dobbiamo augurarcelo. Quanto dannatamente mi secca scoprire che nel 2011 ci troviamo ancora a dipendere dall’assistenzialismo delle Regioni del nord. Per umana pietà loro ci aiuteranno pure. Ma, una buona volta, dovremmo imparare ad aiutarci anche da soli. Si formi una tavola rotonda su come affrontare il problema. Si mettano in collegamento tutte le forze della società civile partenopea e si decida una buona volta come risolverci da soli le nostre emergenze. I panni sporchi si lavano in famiglia. Altrimenti poi si dà ragione a coloro che ci definiscono “chiagne e fotti”. Di questo passo a piangere saremo noi e a fotterci, ancora una volta saranno loro. Recuperiamo un po’ di dignità. E impariamo a non colorare politicamente pure la munnezza. Quella non ha colore, solo odore. Troppo facile prendersela con gli altri. Per una volta guardiamoci allo specchio e accusiamo noi stessi. Le nostre amministrazioni, tutte, si impegnino a creare per una buona volta un ciclo industriale di smaltimento. Le mie idee in merito ce le ho, magari ne parleremo un’altra volta. Per questa volta quanto male mi fa dare ragione ad un leghista. Più che tarantella, per rispolverare un classico, “chesta è a Rumba de ‘a munnezza ca s’abballa a tutte ‘e pizz”. Siamo in ballo, impariamo a ballare.
di Valentino Di Giacomo
Ha davvero tutti i torti il leghista Calderoli?
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