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Eliminare le serie inferiori dai palinsesti scommesse

Che c’entra il cetriolo spagnolo con l’ultimo scandalo del calcio scommesse?
Se avrete la bontà, e la pazienza di seguirmi, vedrete che c’entra.
E’ bastato il minimo dubbio che questo ortaggio potesse avere qualcosa a che fare col batterio killer dell’E.coli, che le massaie nostrane, hanno pensato bene di eliminare dalla loro spesa, non solo il cetriolo spagnolo, ma anche il cocozziello portoghese e il rafaniello scozzese. Nun se po’ maie sapè. Vuoi vedere che costituiscono anch’essi buoni terreni di coltura per il pericoloso batterio.
Ottimo terreno di coltura per partite pezzottate è il campionato di serie C. Anche se non si chiama più così. In esso abbondano calciatori ultratrentenni e a fine carriera, alle dipendenze di società i cui dirigenti, non troppo cristallinamente, portano avanti la gestione societaria a forza di assegni post-datati e cambiali a babbo morto. Rispetto ai colleghi delle serie superiori, questi carneadi, pur guadagnando cifre che un lavoratore normale, comunque se le sogna, sono molto più suscettibili a quelle che, eufemisticamente potremmo definire, “sollecitazioni esterne”. Appurato ciò, viene da chiedersi perché i gestori delle società di scommesse (parliamo naturalmente di quelle legali e legalizzate), si ostinano a bancare queste partite. Non per mancanza di alternative. Fra i vari campionati e coppe europee nazionali ed internazionali, si gioca ormai tutti i giorni. Senza contare i campionati sudamericani. Quindi che bisogno c’è di dover dare la possibilità ai clienti scommettitori di poter puntare anche su quella decina di partite in più. Anche in termini strettamente economici non riesco a giustificare questa scelta. Chi ama scommettere, e vuole farlo onestamente, se non trova nel palinsesto il derby Pergocrema-Cremonese, punta su una partita del campionato svedese o norvegese. Molto più difficile da condizionare. Con buona pace di tutti, e con la quasi certezza che il risultato sarà quello espresso dai valori in campo. Ecco, i gestori di scommesse dovrebbero fare come le nostre massaie, che, nel dubbio, per il momento non comprano più cetrioli, cocozzielli e rafanielli e dovrebbero eliminare dai propri palinsesti le partite delle serie inferiori. Se non lo fanno, viene il dubbio che, poiché non sono degli sprovveduti, avranno il loro tornaconto. Che io, onestamente, non riesco ad immaginare. Ma, siatene sicuri, che c’è.
Certo, le ultime cronache ci informano che forse sono state aggiustate anche partite di serie A. Ma, vivaddio, hanno dovuto scomodare un boss e metterlo a bordo campo. Ricordate nel Padrino parte II, quando durante il processo contro Micheal, questi fa arrivare dalla Sicilia il fratello maggiore del mafioso testimone di nome Pietrangeli? Basta la sua presenza in aula per far desistere l’aspirante pentito dai suoi propositi. E’ quanto potrebbe essere successo al S.Paolo, durante quel Napoli-Parma, col padrino in bella vista accanto agli addetti ai lavori: per scoraggiare defezioni su eventuali accordi intrapresi. Anche se, ad onor del vero, bisogna dire che a Napoli basta conoscere il cugino  del cognato di un giardiniere qualsiasi per poter accedere gratis allo stadio e finanche sul terrene di gioco.
E che dire di Balotelli e del suo tour napoletano. La stampa si è soffermata sul dove è andato. Come se si fosse recato in un campo minato della striscia di Gaza. Mi sarei aspettato una levata di scudi antirazzista, perchè andava sottolineato  molto di più “con chi” ci è andato. Come se accompagnarsi con dei camorristi per il Vomero o per Posillipo, o per via Condotti a Roma o via Montenapoleone a Milano, fosse meno grave che andarci in giro a Scampia. Dove, vi possa assicurare, abitano tante persone che, come in qualsiasi altra parte della città, la mattina si alzano e si recano a lavoro, quando hanno la fortuna di averlo. Abitare in quel quartiere non è una colpa, è solo un disagio in più per le persone per bene. Il maggior numero di acquirenti del droga-shop proviene da altre parti della città. Che non hanno neanche l’attenuante della disperazione. E qui, visto che abbiamo iniziato col batterio killer, vorrei concludere col bacillo del colera, citando una poesia di Eduardo, “L’imputata”, riferita alla cozza, che era stata additata, ingiustamente, nel 1973, di essere responsabile del’epidemia diffusasi a Napoli allora:

Cara cozzeca, tu staje inguaiata,

dicette ‘o magistrato.

‘O fatto è chisto, cca’ nun te salva manco Giesù Cristo:

o l’ergasolo, o muore fucilata.

Qua ci sono le prove, figlia mia…

Tu hai portato il bacillo del colera:

la tua presenza è una presenza nera,

‘a gente more all’erta mmiez’a via.

Che dici a tua discolpa?

“Ecco, vedete…

Affunn’o mare ‘a cozzeca s’arrangia”,

dicette l’imputata, “e lo sapete…

la sotto, Preside’,

pare l’inferno!

Chello c’arriva, ‘a cozzeca se mangia:

si arriva mmerda, arriva dall’esterno!

Ed in questo periodo, la materia prima abbonda.

Un caro saluto a tutti da

PASQUALE DI FENZO

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