C’ è da sperare che finisca ora la leggenda, per cui i napoletani sopportano tutto, sono incapaci di uno scatto di sdegno e di orgoglio, ignorano la via di proteste risolutive. Essi hanno ora protestato radicalmente contro politici, amministratori e classi dirigenti che da un ventennio hanno in mano la città, nonché contro le linee dei grandi partiti per Napoli.Lo hanno fatto in doppio modo: col voto a de Magistris e con un astensionismo da record, e cioè nel modo più civile, lungi dalle tentazioni solite delle piazzate e delle loro violenze, dopo una campagna elettorale fredda e anodina, ma alla fine coinvolgente; e lo hanno fatto sulla linea di tendenze comuni a tutta l’Italia. Perciò il voto di maggio va salutato positivamente anche da chi (come noi) non propendeva per de Magistris; e c’è da augurarsi che il voto a lui e l’astensionismo annuncino un nuovo civismo, di cui finora si è dovuta lamentare la carenza. Sulle ultime amministrazioni resta un marchio di responsabilità dell’aggravamento delle condizioni di Napoli perfino superiore al vero. Non sorprende che lo tsunami elettorale abbia travolto insieme la destra e la vecchia sinistra, vittime di clamorosi errori e sbandamenti. Vedremo che sarà della destra, per la quale la sconfitta, più che bruciante, è distruttiva per gli uomini e i gruppi che l’hanno diretta qui negli ultimi anni, con una non buona fama, coperta solo dai passati successi elettorali. Quanto alla sinistra, si è visto, a Napoli ben più che altrove, il trionfo di quella extra-Pd, con una sconfessione dei gruppi dirigenti del Pd pari a quella dei corrispondenti gruppi della destra, che rende necessario tutto un diverso riavvio. Per l’amministrazione di Napoli, la vera partita inizia solo ora, e verterà sulla capacità della giunta di de Magistris. Egli ha capito prima e più d’ogni altro le possibilità di affermarsi qui di un’antipolitica diretta contro i partiti, per cui i suoi discorsi sono stati molto antipartitici. Poi ha rettificato il tiro, professando rispetto per i partiti. Ma come comporrà la giunta? Fuori dei partiti, ha detto, e con gente giovane e molte donne. Idee buone, salvo a vederne il risultato, e a patto che si resista a pressioni indebite dei partiti, ma senza insistere nella politica dell’antipolitica, e che si eviti la corsa (che già s’intravede) a salire sul carro del vincitore. Il nuovo sindaco ha subito il problema dei rifiuti, ma questo è solo il più urgente, non il maggiore della città: basti pensare alle finanze o all’urbanistica. I suoi propositi di collaborazione istituzionale sono lodevoli, come il suo impegno a una lunga presenza napoletana. Molto meno lo sono, invece, le solite cose su Napoli «laboratorio politico» e alcuni accenni di politica sociale (il lavoro per tutti!), che evocano linee riuscite ovunque infelici. Vedremo. Ora a de Magistris va fatto ogni augurio di riuscire dove da anni si è fallito. Ma è chiaro che, superato l’esame di ammissione, egli dovrà superare ora gli esami di licenza della sagacia e capacità amministrativa. Esami difficili ovunque. A Napoli, difficilissimi.
Giuseppe Galasso (dal Corriere del Mezzogiorno)
E’ finita la leggenda che i napoletani sopportano
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