La situazione non è affatto tranquilla. Il calciomercato del Napoli langue. De Laurentis, in concorrenza con De Magistris, parla. I cinque giorni sono passati e la munnezza è ancora li. Non si può neanche dire immobile, perché, come le dune nel deserto, cambia continuamente forma e posizione, ondeggia, sembra animata di vita propria. Intanto l’aria è ammorbata da effluvi nauseabondi e con l’avanzare del caldo, è messa a dura prova anche la salute pubblica. Le istituzioni si rimbalzano le responsabilità. E c’era da aspettarselo. Le diverse colorazioni politiche di Comune, Provincia e Regione, fanno a gara nel dire che non tocca a loro la soluzione del problema. Come se la città fosse solo di chi ha votato, e votato in un certo modo, e non di tutti. Il Governo centrale, poi, te lo raccomando. Non nascondo che avevo una certa fiducia da quello che sarebbe potuto accadere dopo il raduno leghista di Pontida. Ma si è rivelata solo una scampagnata e nulla più. Bossi si limita a minacciare, ma poi appoggia regolarmente le decisioni del suo sodale Premier. Mi viene in mente il Petisso, quando con le mani incitava i difensori ad andare avanti e, a voce, non sentito dagli spalti, li minacciava di buttarli fuori se avessero passato la linea di centrocampo. Episodio questo riferito sia da Juliano che da Montefusco. I leghisti, dopo avere affossato il decreto sui rifiuti, insistono per avere alcuni ministeri al nord. Ammesso che tale amenità fosse messa in atto, i restanti mesi della legislatura, non basterebbero neanche al trasloco delle suppellettili ministeriali. Stagiste comprese.
Certo fa una certa impressione vedere un movimento come la Lega, che si può discutere quanto si vuole, ma non si può negare che sia fortemente radicata tra la gente, e come tale, sanguigna e popolare. Bossi l’ha democristianizzata. O, peggio, l’ha doroteizzata. Sembra di essere tornati al tempo delle “convergenze parallele”. Ed il popolo leghista abbozza e non si ribella. Eppure le ultime elezioni avrebbero dovuto insegnare qualcosa. Avrebbero dovuto far capire a che punto sia arrivato lo scollamento tra il vertice e la base. Una città guidata prima dal leghista Formentini e poi dai berlusconiani Albertini e Moratti, non ha esitato a votare qualcuno (Pisapia), che rappresentava quanto di più distante dalla propria concezione di sindaco di una città come Milano. Ormai le sorti del Paese sono nelle mani di due persone che, uno per ragioni fisiche, l’altro per motivi psichiatrici, avrebbero bisogno di un TSO. Bossi, invece di continuare a rompere i Maroni, dovrebbe pensare a curarsi meglio, sia dal punto di vista della riabilitazione e deambulazione fisica, sia dal punto di vista logopedico:ormai più che parlare, biascica qualche concetto, tra l’altro, tutt’altro che lucido. Berlusconi, sappiamo tutti qual è la sua ossessione. E lo possiamo anche capire, ma perché non si dedica solo e soltanto alle giovani fanciulle e lascia in pace gli italiani? Ormai i suoi affari sono sistemati. I figli, anche se più volte tirati in ballo con sfacciati spergiuri, godono di ottima salute. La moglie si è tolta dai coglioni. Alla sua età, invece di andarsene in giro per il mondo a fare figure di melma, perché non si ritira a vita privata? Oltretutto, secondo le sue teorie, i giudici lo lascerebbero finalmente in pace. Solo di parcelle agli avvocati, risparmierebbe quanto una finanziaria. Col tripudio di Tremonti. Si dedicasse al Milan. Si prendesse Hamsik e si tenesse pure Pato, anche perché non so se il brasiliano accetterebbe lo scambio tra la figlia di Silvio e il rampollo di Aurelio. Ma patto che, come ultimo atto del suo traballante governo, ci liberasse definitivamente della monnezza. De Magistris da solo non ce la può fare. Anche se ormai il berlusconismo attecchisce anche sui terreni più impensabili. Lo stesso neo-sindaco ha cominciato a sparare balle e promesse non realizzabili. Come si fa a dire che pulirà Napoli in cinque giorni? Mi chiedo come si possa fare una dichiarazione tanto avventata, manco fosse De laurentis, che comunque, oltre ai proclami ha pure realizzato qualcosa di molto concreto, ma, vivaddio, ha impiegato sette anni. Non abbiamo bisogno di proclami. Sarei stato scettico anche se avesse promesso di pulire la città in cinquanta giorni. Tanto è drammatica la situazione. Avrei potuto capirlo, non certo condividerlo, se l’avesse detto in campagna elettorale. Ma lui l’ha detto ad urne chiuse, ed a vittoria acquisita. E questo potrebbe essere ancora più grave, perché, data per scontata la buona fede, potrebbe essere indice di incapacità. Ma siamo disposti a concedergli una wild-card, perché una città paziente come Napoli non ha bisogno di fretta, siamo abituati a convivere con ogni genere di soprusi. Se il paradiso, esiste al napoletano spetta di diritto: ha già scontato tante colpe e peccati non solo suoi in questa meravigliosa città. Un sindaco chiacchierone e gigione (anche in onore al suo nome), purchè realista e concreto, ci fa un baffo. Dopo De laurentis, siamo disposti a tollerare anche lui. Alla sua prima vittoria (strade pulite), correremo in soccorso al nuovo vincitore.
Un caro saluto a tutti da
PASQUALE DI FENZO