Ormai sappiamo tutti che De Laurentis non ce la fa a far crescere la società a un ritmo tale da soddisfare presto le nostre giuste aspettative. Per farlo, ci vorrebbe almeno lo stadio di proprietà, così il fatturato aumenterebbe e di molto. Ma non ha la forza economica per costruirlo.
Per il Napoli che vorremmo noi una soluzione c’è: De Laurentis dovrebbe prendere sul serio l’esempio del Barcellona, da lui tanto osannato. Il Barcellona è una public company, cioè una società con azionariato popolare. Se le mie informazioni (mutuate velocemente dalla rete) sono esatte, le quote costano 66 euro per i ragazzi da 6 a 14 anni e 132 euro per gli adulti; i tifosi-soci sono 140.000. Dalla mia rapida ricerca non sono riuscito a comprendere se vengono pagate solo una volta o periodicamente e con che cadenza temporale. E neppure se la società è quotata in borsa oppure no. Ringrazio anticipatamente chiunque voglia colmare queste lacune, approfondendo l’analisi; così facciamo un public article.
In ogni caso, nel Napoli l’aumento di capitale finanziato dai tifosi dovrebbe essere destinato alla costruzione dello stadio di proprietà e della nuova sede con strutture adeguate per lo sviluppo del settore giovanile. Non si chiede al Napoli di mutuare anche l’aspetto “democratico” dell’esempio del Barcellona, dove il presidente è eletto dai soci ogni 4 anni (sempre se le mie informazioni sono giuste). A De Laurentis possiamo lasciare una solida maggioranza e, quindi, la presidenza. I tifosi-soci avrebbero in cambio dei benefici, come sconti sui biglietti, sugli abbonamenti, sull’acquisto di prodotti a marchio Napoli, ecc.
Se il Barcellona è attualmente la più grande squadra in circolazione, una connessione con il tipo di assetto societario ci deve essere. Ma De Laurentis l’innovatore è capace di innovare davvero? Il modello Barcellona ha capito davvero cos’è e come funziona?
A ogni modo, la public company è la soluzione ai problemi finanziari delle società di calcio, come di tante altre società ben più significative di quelle calcistiche. E tanto più ci si vincola al rispetto del fair play finanziario, tanto più dovrebbe essere preso in seria considerazione.
Giovanni Mastronardi