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Addio auto blu, per gli assessori solo motorini elettrici

NAPOLI – Un Consiglio comunale di neofiti, entusiasmo applausi e tanto arancione: il colore di Luigi de Magistris domina tra cravatte, fazzoletti, pochette da giacca e ventagli dei neoeletti al Comune di Napoli. Nel giorno della sua “prima” il nuovo sindaco di Napoli fa capire che non ce n’è per nessuno; la maggioranza schiacciante e fedele gli consente di scegliere presidente e vice del Consiglio comunale senza problemi. E così anche de Magistris ha il suo Tabacci: è Raimondo Pasquino, già rettore dell’Università degli Studi di Salerno e consulente per l’emergenza rifiuti all’epoca di Antonio Bassolino, candidato (sconfitto) a sindaco con il Terzo Polo. Pasquino avrà politicamente il compito di non far scappare quell’ala moderata che in giunta non ha rappresentanze.

Il discorso programmatico del sindaco. La Sala dei Baroni del Maschio Angioino, utilizzata solo per le sedute solenni, strabocca di gente. Molti del “popolo orange” sono fra il pubblico, col tagliandino azzurro che rappresenta l’invito ufficiale ad assistere alla seduta. Da anni non si vedeva così tanta gente durante una sessione del Consiglio. De Magistris ha fortemente spinto per realizzare una diretta streaming web dell’evento, ma le buone intenzioni sono crollate sotto una montagna di clic. Insomma, da questo punto di vista, un mezzo flop. Anche se per eccesso di domanda. Quando prende la parola, l’ex pm giostra con abilità ogni particolare: fa notare le brocche d’acqua post-referendarie sugli scranni («è l’acqua pubblica!») muove i tasti giusti sulla pianola delle emozioni della platea e al momento del giuramento e delle linee programmatiche ripercorre tutto il suo rodatissimo copione della campagna elettorale.

Parte alto, rievocando la Costituzione, i beni comuni, l’antifascismo, la lotta alle discriminiazioni e per la pace: «Giungono dal Nord Africa – dice – venti di libertà e venti di democrazia che Napoli saprà cogliere». Un discorso quasi vendoliano. Poi si giunge ai guai di casa nostra: già ieri de Magistris e l’assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo, hanno fatto notte in una riunione per far quadrare i conti da presentare entro il 30 giugno nella manovra consuntiva 2010. «Abbiamo trovato una situazione veramente molto molto difficile, a tratti drammatica – dice il sindaco di Napoli – ma non ci sarà al Comune alcun dissesto perché noi riusciremo a creare le condizioni da subito per risanare la finanza pubblica».

Già, ma il primo cittadino ha delle “cambiali” da pagare: anzitutto verso il terzo settore (coop sociali e volontariato) che ha contribuito in maniera schiacciante alla sua vittoria, poi verso il mondo della cultura e dei grandi eventi che l’ha sostenuto dai salotti ai palcoscenici: lì andranno le risorse. Rassicura: «Quest’estate a Napoli verranno artisti quasi a costo zero» e «grandi novità sulla possibilità di ospitare l’America’s Cup in città». Per ogni annuncio, un applauso dal fondo della grande Sala consilare nel castello Angioino.

E i tagli? È pronta una delibera che fa calare la scure sulle spese della politica. La novità più curiosa è per le vetture di servizio del Comune: saranno dismesse. «Gli assessori se vorranno useranno i motorini elettrici» e giù applausi. De Magistris non chiarisce però se le spese di trasporto dei componenti la giunta (che in cinque anni comunque si muoveranno su distanze che renderanno necessaria l’auto, il taxi eccetera) saranno a carico del Comune o degli assessori.

Il sindaco della revolucion guarda avanti: «cambiare immediatamente passo come già lo stiamo facendo in questi giorni su due aree strategiche della città: Bagnoli e Napoli Est; Bagnoli dove dobbiamo completamente rivedere, rimodulare e rimettere in moto quello che è stato fatto in questi mesi, lo stesso vale per Napoli Est». Traballano dunque i piani che vorrebbero da una parte la vendita all’asta dei suoli e un obiettivo di ridurre il parco verde occidentale e dall’altra il progetto di nuovi insediamenti commerciali e residenziali a Levante? Di certo c’è che de Magistris vuol prendere alla lettera il Piano regolatore che fu varato con Bassolino dal comunista Vezio De Lucia, creando anche le condizioni per un “parco archeologico del centro storico”. Sui rifiuti annuncia una delibera «rivoluzionaria» nel pomeriggio e attacca la lega Nord: «Sul decreto rifiuti i veti xenofobi e razzisti dei leghisti devono cadere». E garantisce: finché resto sindaco io, l’inceneritore non si farà mai. Ancora applausi. E De Magistris saluta il suo popolo mandandogli baci, come una rockstar.

Tornando al discorso, la voglia di ricucire con cattolici e terzopolisti è evidente nel sindaco di Napoli che apre fortemente al cardinale partenopeo Crescenzio Sepe e alle cooperative sociali “bianche”, vicine alla Curia. Se allo scranno più alto della Sala dei Baroni sale un moderato, Pasquino, che fino a qualche mese fa, in campagna elettorale, era un avversario politico sui due vicepresidenti non c’è storia: uno va ad Italia dei Valori (tale Fulvio Frezza) e uno alla Federazione delle Sinistre (l’avvocato penalista Elena Coccia). Bruciata ogni ipotesi di concedere al centrodestra una casella: il Pdl non solo non ha condiviso l’elezione di Pasquino ma ha votato un suo candidato alternativo. Dunque per la prima volta a Napoli dall’istituzione del voto diretto per il sindaco, il centrodestra non avrà un suo nome nell’ufficio di presidenza.

Il capo dell’opposizione – almeno per oggi – è Gianni Lettieri, l’industriale candidato coi berlusconiani e sconfitto al ballottaggio. Si fa sentire protestando, chiamando «pastrocchio» l’accordo centrosinistra-terzo polo e poi portando avanti una tesi, per la verità piuttosto debole, che si è poi dimostrata la linea politica del Pdl di questa giornata: dovete rispettarci, noi dell’opposizione abbiamo preso più voti di tutta la maggioranza.

Quando si tratta di dichiarare l’appartenenza a questo o a quel gruppo politico, ecco che le crepe post-elettorali si mostrano chiaramente: nel Partito Democratico scontro fra il bassoliniano Antonio Borriello e Ciro Fiola per il ruolo di capogruppo, non ancora assegnato. Nel centrodestra va peggio: Lettieri non entra nel Pdl ma in un neocostituito gruppo “Liberi per il Sud”. Spuntano all’ombra del Vesuvio anche i «responsabili»: un gruppo si chiama proprio così, “Iniziativa responsabile”, come quello di Scilipoti & co. Gli stessi eletti nel Popolo delle Libertà si sdoppiano: una parte confluisce nel neonato gruppo “Pdl Napoli”. Perché? Presto detto: così entrambi i gruppi percepiranno i rimborsi spese dovuti ad ogni partito presente in Consiglio comunale. Eleggi uno e paghi due, insomma.
Ciro Pellegrino www.linkiesta.it

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