La prima cattiva notizia è che ci sarà Di Michele, il vecchio minibomber di Guidonia (otto reti quest’anno): squalifica annullata. La seconda cattiva notizia è che il Lecce gioca per non retrocedere. Avrà il “sangue agli occhi” e gli occhi saranno di tigre. De Canio ha fissato la quota-salvezza a 41 punti, il Lecce ne ha 35. Gli servono due vittorie e ha due partite in casa (Napoli, poi la Lazio; tra le due gare, la trasferta di Bari “ambientalmente” ostica). Due sconfitte consecutive fuori casa (Genoa e Chievo) hanno maledettamente complicato la salvezza del Lecce. Il Napoli andrà a provare il “sacro fuoco” dei salentini. Se avrà gambe potrebbe spegnerlo. Mazzarri ha dettato il solito comandamento: sotto con queste ultime tre finali. Dopo Lecce, se tutto va bene, potrebbe essere una finalissima il match con l’Inter la domenica sera delle elezioni, secondo posto in palio! Cavani ha lanciato la sfida: piazza d’onore, come solo quattro volte nella storia azzurra (con Pesaola, con Vinicio, due volte con Bianchi) e titolo di capocannoniere (Di Natale, fatti più in là). La difesa del terzo posto impone il risultato minimo a Lecce (pareggio). Ma il Napoli non è formazione costruita per pareggiare. E’ la squadra che ha pareggiato di meno, cinque volte, come Udinese e Palermo, tutte formazioni che vanno forte all’attacco. Il colpaccio a Lecce ci può stare. Sul loro campo, i pugliesi hanno raccolto risultati di prestigio: 2-0 all’Udinese, 2-0 alla Juventus, 1-1 col Milan e, all’andata, 1-1 con l’Inter. Si gasano con le squadre forti? Considerando il Napoli una squadra forte, il Lecce giocherà col coltello fra i denti. Ma per vincere dovrà osare e il Napoli avrà a disposizione le cosiddette ripartenze. Se Hamsik saprà ispirarle, Cavani ritrova la via del gol e Lavezzi oltre a dribblare vedrà la porta, il match potrebbe rivelarsi crudele per i salentini e un invito a nozze per i napoletani. De Canio si affiderà a un solido 4-4-2. Per l’attacco, recuperato Di Michele c’è sempre a disposizione Corvia, un opportunista del gol (5 reti). In ballo il più tecnico brasilero Jeda. Centrocampo folto e sentinelle sulle corsie dove il Napoli, se va, vola. La partita è in mano e nei piedi dei “tre tenori”. Il Napoli ha bisogno di ritrovarli tutti al massimo livello. Contro il Genoa si è “dannato” il Pocho. Col gol risolutivo, Hamsik si è fatto perdonare una gara in ombra. Il Matador ha corso tanto, ma è apparso affaticato. Però proprio Cavani ha lanciato la sfida a Di Natale per il titolo di capocannoniere, trofeo che il Napoli ha conquistato una sola volta, con Maradona (15 gol nel campionato 1987-88). Un occhio al terzo posto (-8 Lazio, -9 Roma e Udinese). La posizione del Napoli è solida. Con un punto a Lecce sarebbe inattaccabile mentre è in programma Udinese-Lazio che toglierà punti agli inseguitori. Se la Lazio, la più vicina e la più pericolosa, non va oltre il pareggio a Udine, il gioco è fatto. Il Napoli raggiungendo quota 69 sarebbe irraggiungibile, il terzo posto e la qualificazione “diretta” per la Champions assicurata. Un punto a Lecce renderebbe meno “pericolosi” gli ultimi due confronti, con l’Inter al “San Paolo” e con la Juventus a Torino. Il Napoli potrà giocarli in tutta tranquillità disponendosi agli ultimi colpacci della stagione. E se domani la Fiorentina blocca l’Inter a San Siro, avremo un finale fiammeggiante per il secondo posto.
MIMMO CARRATELLI