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Occhio Mazzarri, non aspettarti l’abbraccio del San Paolo

Niente da fare. Non ci riesco.
Ora che anche la matematica ci dice che abbiamo fatto un campionato stratosferico e che questi ragazzi vanno solo ringraziati – e alzi la mano chi il 29 Agosto pensava che avremmo conquistato l’accesso diretto alla Champions League – non riesco a prolungare dentro di me la gioia e la felicità provata domenica sera allo stadio  come meriterebbe il traguardo raggiunto. Dopo la gioia e le lacrime al S. Paolo, il mio stato d’animo si è trasformato in un ring sul quale  stanno facendo a cazzotti una moltitudine di sentimenti e reazioni.
Felicità per un obiettivo che ci fa entrare nel salotto buono del calcio europeo.
Timore e angoscia che le diatribe venute fuori con la querelle mazzarriana possano sfasciare il giocattolo.
Rabbia perché si poteva e si doveva  evitare di “intossicare” un popolo di tifosi che non meritava di vedersi  offuscare la festa proprio da alcuni dei principali protagonisti, Presidente e allenatore, che ci hanno condotto a un traguardo prestigioso e atteso da 20 anni.
Ma tant’è. Ora ho solo voglia e curiosità di tuffarmi nel futuro e pregustarmi quello che ci aspetta.
Mi interessa solo sapere quali programmi e quale squadra si vuole attrezzare per l’Europa che conta.
Ma, prima di farlo, in questi giorni, mi sta frullando per la testa un pensiero venuto alla ribalta nella mia mente domenica sera mentre osservavo e applaudivo Mazzarri, bagnato e felice, essere festeggiato in campo e sugli spalti da noi tutti.
Vorrei dire al Mister che se deciderai di andar via, magari facendolo senza chiarezza e con elementi di ambiguità, stai sicuro che quando tornerai in questo stadio come avversario, e non importa se con una maglia a strisce o meno, non credo che proverai le stesse emozioni di domenica sera o quelle che ha vissute quest’anno quel gran signore di Reja.
Basterebbe già questo dato per indurre ad una riflessione se sia giusto prendere in considerazione una tale ipotesi.
Come direbbe il prof. Bellavista, noi siamo un popolo d’amore ma, quando si sente sedotto e abbandonato, non rispettato o peggio ancora tradito,  è capace di tutto e come si dice a Napoli : ‘ll’ uocchie so’ peggio d’’e scuppettate.
Sarà la nostra natura apotropaica, ma tutti quelli che hanno rifiutato il Napoli, soprattutto nell’era De Laurentiis, o lasciato la nostra piazza con ambiguità non è che hanno avuto carriere fulminanti.
Penso a Ronaldo Bianchi che nel 2007 rifiuta il Napoli, non volendo mollare i diritti di immagine, e va al Manchester City dove rimane sei mesi collezionando più panchine che presenze in campo. A gennaio va alla Lazio dove non è certamente tra i protagonisti della squadra per poi trasferirsi nell’agosto del 2008 al Torino con cui retrocede in B per rimanerci ancora oggi.
O la promessa Obinna che nell’agosto del 2009 rifiuta il Napoli per gli stessi motivi di Bianchi e si trasferisce prima al Malaga, dicasi Malaga, per poi andare al West Ham e dove, in entrambe le squadre, disputerà campionati alquanto anonimi.
Penso anche a De Ceglie, che è vero che la Juve non volle cederlo, ma solo perché lui non era convinto e oggi,tra panchine e infortuni, è più probabile trovarlo su Rai 3 a “Chi l’ha visto?” che non su Rai 2 alla Domenica Sportiva.
E che dire di Zuculini, presentato come uno dei nuovi astri nascenti argentini, che nell’ultima fase della trattativa, dopo aver dichiarato che voleva solo il Napoli, decise di accettare le pressioni della sua società che preferiva cederlo al Genoa dove ha collezionato quattro apparizioni prima di tornarsene in Argentina al Racing Avellaneda dove ha totalizzato finora appena cinque presenze: da astro nascente a meteora del calcio argentino.
Non vorrei parlare di Quagliarella per evitare che queste mie righe potessero essere male interpretate o trasmettere un messaggio che non è nelle mie intenzioni, essendo fuori dal mio modo di pensare e di essere.
Per carità, auguro a Mazzarri, nel caso scegliesse di lasciarci, tutto il bene possibile anche perché continuo a credere che senza di lui questo straordinario risultato non l’avremmo ottenuto.
Gli augurerei tanti successi nella vita personale e professionali eccetto, non me ne vogliano il buon Ricchiuti e tutti quelli come lui, nel caso in cui decidesse di andare ad  allenare una squadra dalle maglie a strisce in bianco e in nero e il cui nome non inizia con la lettera U. In quel caso gli faccio gli auguri solo sulla vita personale e non su quella professionale.
Ho fatto solo alcuni esempi dell’era De Laurentiis e lasciando ai commenti del popolo Napolista di ricordarne altri, illustri e meno noti, di altre ere del calcio Napoli.
Ora, alla vigilia dell’incontro decisivo tra Presidente e Mister,  mi verrebbe da chiedere a Mazzarri : ma il gioco vale la candela?
Anzi, per dirla ancora con le parole del Prof. Bellavista: “ma vi siete fatti bene i conti? Vi conviene?”.

PEPPE  NAPOLITANO

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