Ho ricevuto la telefonata di un mio caro amico di infanzia che moltissimi anni fa e con un discreto successo, professionalmente parlando, ha preso il volo nel circuito dei grandi quotidiani nazionali.
“Ciao, da quando mi hai detto che scrivi articoli sul Napolista ti sto leggendo e ho visto che sei incazzato nero con Mazzarri, De Laurentiis e con il mondo intero perché con la diatriba in atto non riescono a farti gioire per il bel risultato. Insomma, ti hanno intossicato. Allora, per tirarti su il morale, ho pensato di farti un regalo: arrivo domani alle 9 con il Freccia Rossa, vieni a prendermi alla stazione con la macchina che ti porto con me a Castelvolturno che devo seguire la conferenza stampa di Mazzarri e del Dela”.
“Tu? ma se hai sempre scritto di economia e sindacale e da due anni sei alla pagina culturale, che c’entri con il calcio di cui, tra l’altro, non hai mai capito niente fin da ragazzo? Ma poi che conferenza stampa è?”
“Non ne ho idea, ma il mio caporedattore centrale – che tra l’altro conosce bene il Dela – vuole che affianchi il nostro collega della redazione locale, che scriverà di pallonate, per fare un pezzo di colore per la pagina nazionale sostenendo che quando c’è di mezzo il Presidente il colpo di scena è sempre in agguato”.
Penso, tra me e me, che annunceranno il divorzio.
Detto fatto, mi ritrovo in un angolo delle sala stampa di Castelvolturno . C’è il pubblico delle grandi occasioni.
Si affaccia Baldari che, dopo uno sguardo a 360 gradi sulla sala, con la sua mimica facciale fa un cenno ed ecco che, dopo pochi minuti, entrano De Laurentiis, Mazzarri e, tra la sorpresa generale, anche il Pocho e il Matador che non erano né previsti né annunciati.
Che succede? Mi chiedo, e credo di non essere il solo. L’aria non è proprio quella di un annuncio di divorzio. Anzi.
Come sempre la scena la ruba subito Don Aurelio, come lo chiamerebbe Pasquale Di Fenzio, che, con aria da anfitrione parte-nopeo e parte-hollywoodiano, esordisce: “Siamo qui per stupirvi, sentirete cose che voi umani neanche immaginate, ma prima la parola al mister”.
Mazzarri: ”Quando abbiamo capito che avremmo raggiunto l’accesso alla Champions League con qualche giornata di anticipo, io e il Presidente ci siamo visti da soli e ci siamo detti che volevamo un ulteriore salto di qualità e dichiarare gli obiettivi per il prossimo anno. Dovevamo distogliere l’attenzione dal mercato che voleva essere di altissimo livello e allora, dopo essere stato informalmente contattato, cosa di cui ho informato il Presidente, da altre società, e in particolar modo da una che tutti voi potete immaginare, su suggerimento di De Laurentiis non ho rifiutato questi approcci e abbiamo così distolto, volutamente, l’attenzione. Abbiamo grandissime ambizioni per la prossima stagione ma prima Edinson e il Pocho devono fare una dichiarazione”.
Lavezzi: “Solo per dire che ho rifiutato una proposta dal Liverpool che prevedeva il doppio del mio ingaggio perché ho deciso di voler lasciare un segno nel mondo del calcio e questo, come Diego insegna, lo puoi fare solo se vinci a Napoli, se lo fai da altre parti, tra dieci anni i trofei li ricorderanno solo per le statistiche. Diego ha vinto qui più di 20 anni fa ed è ancora ricordato e venerato per questo”.
Cavani: “Anch’io per dire che ho rifiutato una proposta del Manchester City perché Bautista è napoletano e voglio vincere qui per lui e tutti i napoletani ripagandoli per le emozioni che mi stanno facendo vivere. Nella vita i soldi non sono tutto ed io già ringrazio il Signore che mi consente con quello che guadagno già oggi di garantire un futuro tranquillo a Bautista e alla mia famiglia”.
De Laurentiis: “Bene, signori, come avete capito, con il Mister non c’è stata mai nessuna frizione o polemica, né tantomeno una rottura, anzi abbiamo scritto una sceneggiatura interpretandola fin troppo bene rischiando addirittura di compromettere tutto. Tanto è vero che i vostri giornali hanno parlato solo della rottura tra il sottoscritto e il mister. Solo che a un certo punto anche la squadra ha iniziato a pensare che fosse tutto vero e stavano per fare la frittata. Però questo ci ha consentito di stare tranquilli come società e lavorare a fari spenti sul mercato. A tal proposito vi annuncio che abbiamo già chiuso l’acquisto di quattro giocatori di prima fascia, come li definite voi, che riveleremo tra qualche giorno, perché l’obiettivo per il prossimo anno è di competere per lo scudetto e provare ad arrivare a Monaco a giocare all’Allianz Arena. Non baderemo a spese perché questo è il momento giusto e non bisogna tirarsi indietro. Inler? Sì, lo prendiamo ma per la panchina, così come Fernandez e Matavz ci servono per la rosa. Ve l’ho detto, puntiamo a un mercato e a una squadra di prima fascia”.
Sono estasiato e commosso. Chiudo gli occhi bagnati dalle lacrime quando all’improvviso un trillare sempre più forte me li fa aprire e mi ritrovo nel mio letto tutto sudato.
Cazzarola, direbbe la Puglia, è solo un sogno. Bellissimo ma pur sempre un sogno.
Di reale c’è solo l’esistenza dell’amico di infanzia giornalista che, temo, quella telefonata non la farà mai continuando a scrivere di cultura, di economia e sindacale e mai di calcio.
Mi infilo sotto la doccia che rappresenta il mio luogo ideale quando voglio rilassarmi e pensare.
E inizio a riflettere che c’è chi sostiene che i sogni sono l’espressione dei desideri e delle paure del nostro inconscio. In questo caso, probabilmente, è così. Sono angosciato e terrorizzato dalla rottura con Mazzarri e non perché stia dalla parte dell’allenatore che, almeno sul piano della comunicazione, un po’ se l’è cercata.
Ma perché ho paura che la querelle Mazzarri sia il detonatore per far esplodere il giocattolo in mille pezzi.
Temo che rappresenti solo un aspetto di una vicenda più complessa che coinvolge tutte le componenti della società calcio Napoli come si inizia a intuire e sussurrare non solo tra gli addetti ai lavori.
Ed è forse per questa paura che il mio inconscio vorrebbe che tale rottura non fosse mai maturata.
Cosi come è vero che oggi il mio desiderio, il mio sogno non troppo inconscio ma reale, è quello di una conferenza stampa in cui si annunciano gli obiettivi di mercato e stagionali citati nel sogno.
Una squadra costruita per giocarsela alla pari in Italia e nell’Europa che conta.
Sarà anche un’utopia o un sogno, ma io credo fortemente che ciò prima o poi possa accadere e per dirla con le parole di un grande come Jim Morrison, “non voglio che tu sia il mio sogno ma la realtà dei miei sogni”.
PEPPE NAPOLITANO