Su casa Di Fenzo è scesa una strana cappa di delusione. Sembra che i suoi occupanti si siano resi conto delle ultime delusioni patite dal sottoscritto, e non forniscano più gli spunti che alcuni napolisti avevano avuto la bontà di commentare con molta benevolenza. O, forse, sono io che in questo momento non riesco a cogliere le opportunità offertomi quotidianamente dai co-protagonisti familiari. Fortunatamente l’armonia non è venuta meno. Purtroppo non si può dire lo stesso per casa De La-Mazzarri. Dove, oltre all’armonia, è venuto meno anche il rispetto. Quando i genitori non danno il buon esempio, non possono poi pretendere che i figli abbiano un atteggiamento corretto. Il consiglio che tutti noi abbiamo ricevuto dai nostri genitori, e che poi, a nostra volta, abbiamo dato ai nostri figli quando si sono formati una loro famiglia, era, è, e sarà sempre: Non litigate davanti ai bambini. Perché è logico che in una famiglia ci siano momenti di screzio, di incomprensione, finanche di odio reciproco fra coniugi. Quello che è da criminali, è renderlo pubblico e coinvolgere il resto della famiglia. Fra persone civili, non è neanche obbligatorio parlarsi o spiegarsi. Per questo ci sono gli avvocati. Ma quello che è indispensabile, è il comportamento da persone responsabili e, soprattutto, nelle sedi opportune.
De Laurentis non brilla certo per moderazione o diplomazia. Anzi, in alcune occasioni, con i suoi vaniloqui quasi isterici, sembra un elefante in una cristalleria. Con le sue dichiarazioni riesce a rendersi antipatico anche quando ha ragione da vendere. Infatti in questa occasione non riesco a vedere nel suo agire grossi errori. Certo avrebbe potuto evitare di rilasciare alcune dichiarazioni, ma avrebbe dovuto completamente rinnegare se stesso: non sarebbe stato più De Laurentis. Chi non riesce proprio a convincermi è Mazzarri. Non so quali siano le ragioni che l’abbiano spinto a tirare in ballo certi discorsi. Ne mi interessano. Fossero motivi di carattere economici o professionali, o finanche opportunistici, sarebbero tutti legittimi. Problemi suoi. Quello che non riusciremo mai a capire è perché siano stati messi in piazza a più di un mese dal termine del campionato, e con la squadra ancora in corsa per lo scudetto. Si lo scudetto. Perché la prima “domandina” sul futuro contratto, venne fuori prima della partita con l’Udinese. Mazzarri avrebbe potuto glissare, aveva mille scuse per non rispondere, poteva tirare in ballo l’importanza della partita che attendeva la squadra, la concentrazione necessaria, le difficoltà oggettive, e mille altre cazzate che si dicono in queste occasioni. No. Lui volle essere preciso. Rispose che era tutto ancora da decidere. Che bisognava sedersi attorno ad un tavolo per valutare la situazione. Che prima andava fatto un discorso finale. Tutto giusto, solo che non era necessario sbandierarlo pubblicamente, perchè, anche la tanto vituperata categoria dei giornalisti sportivi, non poteva fare a meno di buttarsi su una notizia del genere. Che, comunque, poteva essere ancora stroncata sul nascere, e che invece lui, chissà perché, ha alimentato fino all’inverosimile. Personalmente non so chi sia stato a porre per primo quella domanda, che forse giornalisticamente non era neanche corretto porre ad un allenatore sotto contratto per altri due anni. Se è stata fatta, mi sorge il dubbio che possa esserci stata l’imbeccata da qualcuno. Qualcuno che aveva interesse, non a destabilizzare l’ambiente, altrimenti sembra che voglia riferirmi ai soliti e inesistenti complotti contro il Napoli, ma a crearsi un alibi, e a preparare il terreno per un futuro divorzio. Se è stato cosi, non si è trattato di un errore di impostazione, ma di un vero e proprio atto criminale. Ed in quanto tale va punito. I precedenti non mancano. L’antipaticissimo Cellino, l’anno scorso si trovò in una situazione analoga. Il suo allenatore, forte dei buoni risultati che stava conseguendo a Cagliari, cominciò a flirtrare con Galliani per un passaggio al Milan. I protagonisti si affrettarono a smentire (poi sappiamo come è finita), ma Cellino esonerò il tecnico anche se la squadra stava facendo benissimo. E i fatti gli hanno dato ragione. Certo, De Laurentis, per quanto vulcanico e imprevedibile, non poteva esonerare Mazzarri in piena corsa per lo scudetto. Ma poteva chiamarselo e, perlomeno, pregarlo di rimandare la discussione a fine campionato. E qui torniamo all’inizio, quando si accennava al buon esempio che i genitori dovrebbero dare ai figli. A questo punto non si può recriminare se Cavani si comporta da deficiente, non tanto in occasione della seconda ammonizione, ma sulla prima. Forse era già da sostituire. Ma l’allenatore, oltre a scolarsi, alla Celentano, bottiglie d’acqua dello sponsor e mostrare continuamente orologio e camicia bianca (che sia alla ricerca di nuovi patners da pubblicizzare nel settore?), poteva prendere una decisione così importante? Ieri la partita l’ha vinta De Canio (a proposito di sponsorizzazioni, potrebbe essere un’idea): un secondo dopo che è stato espulso Cavani, ha chiesto la deroga all’ospizio che accudisce Chevanton per un rientro posticipato in albergo, e l’ha mandato in campo per tentare di vincere la partita. La difesa del Napoli, forse intenerita dall’età avanzata del leccese, non lo ha steso prima che calciasse e gli ha permesso di fare un gol eccezionale. Chi di gol eccezionali ferisce all’andata….
Ora a Mazzarri non resta che chiedere la stessa deroga all’ospizio di Lucarelli per mandarlo in campo contro l’Inter, e sperare che i nerazzurri non infieriscano nella domenica elettorale. Certo siamo passati dal sogno scudetto al possibile secondo posto, e adesso è in serio pericolo anche il terzo. Chissà perché mi viene in mente qualcuno che avendo inutilmente corteggiato a lungo il ministro Carfagna, poi ripiega sulla comunque bella Prestigiacomo, e, visto il diniego anche di quest’ultima, si butta sulla Mussolini. Speriamo non si riduca ad andare a letto con Rosy Bindi.
Un caro saluto a tutti da
PASQUALE DI FENZO