Premettiamo una cosa: io domenica sera ho goduto a vedere le nostre seconde linee ridicolizzare la cosiddetta prima squadra della Juve. Quando nel primo tempo il barone Franco Causio dai microfoni di Sky commentava desolato: “Questi [gli azzurri] sanno cosa fare, hanno delle idee. I bianconeri no, vagano per il campo” ho acuto un moto di orgoglio e di amarezza. Amarezza perche’ Mazzarri, con tutti i suoi limiti, aveva costruito una SQUADRA, e senza questo nel calcio, come negli altri sport, come nella vita, non puoi fare nulla. Vi giuro mi sono commosso a vedere Mascara coi crampi in una partita che non valeva niente, con in panca un allenatore con la valigia in mano. E insomma a Mazzarri bisogna dare questo enorme credito: aver preso un pugno di cani morti, avergli dato anima, e gioco e averli portati oltre le nostre speranze in Champions League. Certo Mazzarri ha i suoi bravi limiti: la squadra conosce un solo modo di giocare, lo conosce a menadito, ma solo quello, e quest’anno abbiamo praticamente perso tutti gli scontri decisivi.
Ma non e’ questo il problema. Il problema e’ che io domenica alle 15 mi son seduto sul divano per vedermi la partita e ho scoperto che non si giocava a quell’ora. Peggio: ho cercato vanamente sulla Guida di Mysky quando avrebbe giocato il Napoli e vagavo da un canale all’altro per capire su quale di loro avrebbero dato la partita alle 18.00. Vinto, ho acceso il pc e finalmente ho scoperto che giocavamo il posticipo.
Cioe’, vi rendete conto? non sapevo neanche a che ora giocava il Napoli. E mica si giocava contro il Bari, ma contro la Juve!
La verità e’ che il livornese che ha l’onore di sedere sulla nostra panca mi aveva fatto andare di traverso pastiera e casatiello. E, da Pasqua, li erano rimasti, imperterriti sullo stomaco e mi avevano impedito di gioire, si fa per dire, per il gentile cadeaux dell’Inter che ci spalancava la Champions League diretta.
L’ignobile tiritera di dichiarazioni dei programmi, ci si siede a fine anno e si discute, non so se resto e questo e quest’altro, unito all’ancora piu’ ridicola giravolta finale del “io alleno la squadra che mi da’ la società” mi aveva veramente stufato, esaurito, tolto ogni gusto, ogni sapore.
Io ho letto di tutto in questi giorni: qualcuno che difendeva Mazzarri, la gran parte dalla parte del Presidente (la maiuscola non e’ casuale!) e perfino agnostici che su questo sito si avventuravano in improbabili metafore (il Botti me lo consenta) che riecheggiavano ben altre situazioni.
Su una cosa il Botti tuttavia ha ragione da vendere: i due duellanti rusticani non hanno avuto rispetto del fegato degli spettatori paganti (cioe’ noi). Ma sbaglia a dire che nessuno dei due si interessasse delle sorti del Napoli. A me, almeno uno, mi e’ parso tenesse veramente alla Ditta, solo che all’ultimo s’e’ fatto i conti in tasca e ha soprasseduto, ma di malavoglia, senza troppa convinzione. E ha commesso un errore.
Faccio un esempio cosi’ ci capiamo.
Supponiamo che io sia un masto sciarcuttier e mi debba prendere un ragazzo di bottega perché quello che ho fa fetecchia. Mi giro intorno e vedo sto ragazzo foltochiomato, occhi azzurri, molto sicuro di se’. Ci parlo, vedo che e’ convinto, ha una buona esperienza fatta presso altre salumerie in altre città, e’ volenteroso. Insomma lo assumo.
All’inizio e’ un successo. Il guaglione e’ bravo, e’ veloce, ci sa fare coi clienti. Quando lo mando in giro a portare la spesa ci mette mezz’ora in meno rispetto a quell’altro. I clienti soddisfatti
spargono la voce, la clientela aumenta e io sto pensando di rifarmi il bancone del negozio, magari ingrandirmi prendendo il negozio del calzolaio accanto che mo va in pensione, e insomma mettere su un piccolo supermarket. Certo il ragazzo ogni tanto fa una cazzata, ma chi non le fa alla sua eta’. E gli aumento pure la paga, che a me fa piacere pagare il giusto.
Poi a un certo punto scopro che il guaglione comincia a dire ai clienti che lui non sa se l’anno prossimo stara’ qui e che insomma sulle insistenze della clientela ormai affezionata fa capire che la merce del pizzicagnolo dietro l’angolo e’ meglio della mia.
Allora sapete che faccio? Vado dal pizzicagnolo dietro l’angolo che amico mio non e’, ma insomma ci conosciamo, facciamo lo stesso mestiere e ci rispettiamo, e gli dico: seti ma veramente tu ti vuoi pigliare uno che di punto in bianco fa capire alla clientela che c’e’ qualcosa che non va nel tuo negozio? Il pizzicagnolo, che sara’ pure antipatico e che negli ultimi anni ha cambiato ogni volta ragazzo vedendo comunque la sua clientela sempre diminuire (anche perché il suo problema sono i fornitori non i ragazzi) , tuttavia non e’ cosi’ stupido, capisce che sta per prendersi una serpe in seno e comincia a meditare.
Il guaglione foltochiomato all’improvviso subodora la situazione e comincia a essere piu’ cauto, e a rimangiarsi tutte le chiacchiere.
A sto punto io masto lo prendo e gli dico: uaglio’ che vuoi? Non ti sta bene la paga? La merce che vendiamo non ti piace? Sai che ti dico? la’ sta a porta.
A sto punto il ragazzo, ingenuo ma non stupido, ha mangiato la foglia. Corre dal pizzicagnolo e scopre che quello s’e’ preso un altro ragazzo, a sua insaputa. Con la prospettiva di rimanere senza soldi il guaglione torna dal masto e lo prega in ginocchio di ridargli il lavoro.
E io masto gli dice: “O giovane sciocco, avevi la mia piena fiducia, il quartiere era ai tuo piedi e hai provato a fare il furbo. Peggio ancora: non ci sei riscito. E io preferisco un ragazzo leale e giudizioso a uno sleale che non riesce nemmeno a portare a compimento le sue trame. Quella e’ la porta e se vuoi la liquidazione rivolgiti al giudice che mi hai di molto deluso”
Purtroppo la nostra storia non ha un lieto fine.
Infatti il masto prima dell’incontro decisivo s’e’ fatto i conti in tasca per cui alla fine ha detto: “O giovane sciocco, avevi la mia piena fiducia, il quartiere era ai tuo piedi e hai provato a fare il furbo. Peggio ancora: non ci sei riuscito. E io preferisco un ragazzo leale e giudizioso a uno sleale che non riesce nemmeno a portare a compimento le sue trame. Tuttavia sei fortunato perché nel quartiere non c’e’ nessuno bravo come te che si prenda la tua stessa paga, ma mi hai di molto deluso, per cui non provare nemmeno a chiedere il contributo per rifarti la vespa per andare dai clienti e ricordati che al primo sgarro ti caccio a calci la’ dove non batte il sole.
E la prima volta che il ragazzo sbagliera’ la consegna portando alla Signora Concetta Esposito la spesa del Rag. Giuseppe Cannavale, entrambi noti per il quartiere per la loro irascibilità e il loro pessimo carattere, quantomai volubile, secondo voi cosa succederà’?
Che dovro’ cacciare il guaglione e prendermi il primo che passa.
Il rischio di Mazzarri? Ora sta coi fucili puntati
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