Il Napoli entra direttamente in Champions e al prodigio, ventuno anni dopo Maradona, si accompagneranno tre meraviglie annunciate: De Laurentiis si taglierà la barba (già spuntata alla vigilia del match con l’Inter), Lavezzi si tingerà di biondo i capelli e danzerà in minigonna, Mazzarri non fumerà per un giorno. Non ci sarà lo spogliarello di Caterina Balivo che era legato esclusivamente allo scudetto.
Nell’ultima al “San Paolo”, lo stadio gremito da sessantamila cuori, Napoli e Inter pareggiano (1-1) come era scritto nelle stelle di Fuorigrotta. Un portentoso gol di Eto’o (15’), un gol di forza di Zuniga (45’). Risuonano alla fine le note di ‘o surdato ‘nnamurato. Sugli spalti, lacrime di commozione e fumogeni azzurri. In campo, il mucchio dei giocatori e Mazzarri sollevato di peso dai suoi ragazzi. Terzo posto blindato (+4 sull’Udinese). Friulani beffati con un turno di anticipo.
La partita dura un tempo, il primo. L’Inter blocca le corsie del Napoli con Maicon e Zanetti a destra, Kharja e Nagatomo a sinistra. L’assenza di Cavani (squalificato) smussa pesantemente l‘attacco azzurro. Lavezzi, per modo di dire, fa da prima punta. Assenze anche nell’Inter (Sneijder, Stankovic, Lucio). L’Inter gioca da grande squadra, la superiorità tecnica e tattica dei nerazzurri è subito evidente. Leonardo ha escogitato un trucco nel suo 4-4-2: tiene come prima punta (a sinistra) Milito e arretra Eto’o sino alla linea di metà campo. Il camerunese si sottrae così ad ogni marcatura e quando viene avanti nessuno lo pressa. Ecco perché al quarto d’ora, su tocco di Milito, insacca dalla lunetta con un tiro saettante.
Il Napoli resta aggrappato al match con tutto il suo cuore. Tenta ripetutamene di entrare nell’area interista e di andare al tiro. Julio Cesar para comodamente le conclusioni di Lavezzi (due volte), Zuniga (due volte), Campagnaro. Non sono tiri che possono battere il portiere brasiliano. Zuniga si dà molto da fare sulla sinistra. Dossena più di Maggio arriva al cross, ma la difesa milanese (a quattro, tutti in area) ribatte senza problemi. Non spingono Maicon e Nagatomo. I centrocampisti nerazzurri si impegnano solo a tenere palla, farla girare, passarla indietro. L’Inter non affonda. Il problema è che il Napoli deve trovare il gol del pareggio.
L’Inter è sontuosa nella sua padronanza del campo e, in finale di tempo, si trova due volte vicinissima al raddoppio. Deviata la palla-gol di Milito (42’), palo di Maicon (43’). Sul punto di crollare, il Napoli che ha tanta volontà acciuffa il pari. Maggio, dalla linea di fondo in area, rimette di testa al centro un pallone che disorienta la difesa avversaria, lo riprende sul tocco di Zanetti e, nel rimpallo, Zuniga brucia Ranocchia e infila Julio Cesare (45’).
Il più è fatto. A inizio di ripresa, De Sanctis (facciamogli un monumento) intercetta la palla-gol di Milito (48’) e, a questo punto, la partita si acquieta. Diventa una tranquilla amichevole (stucchevole anche). Inter e Napoli badano solo a tenere palla. Si moltiplicano i passaggi indietro di tutte e due le squadre e non c’è mai pressing a interrompere la melina dell’avversario. In un clima surreale, Inter e Napoli si … rispettano. Solo un errore potrebbe provocare il disastro. Ma l’Inter non affonda mai e il Napoli non entra più nell’area milanese. Fa il girotondo a metà campo e non scatta più nei sedici metri interisti.
Degne di nota nel secondo tempo le sostituzioni. Quella di Pazzini per Eto’o (60’) toglie classe all’Inter, ma fa temere la grinta e la voglia di gol del centravanti toscano. Però gli attaccanti dell’Inter non avranno mai una palla invitante. Si gioca solo a metà campo nel rispetto del reciproco palleggio. Poi Yebda per Zuniga (70’) e il Napoli passa a un prudente 3-5-2 (se mai ce ne fosse bisogno). Le squadre giocano a non farsi male. Mariga per Cambiasso (75’) e Samuel per Ranocchia (77’). Il “San Paolo” tributa un caloroso applauso al difensore argentino che torna in campo dopo una lunga assenza per infortunio. E’ il volemose bene di una serata che non poteva essere diversa. Infine, Sosa per Hamsik (78’) e Vitale per Dossena (83’).
L’Inter, dopo il primo tempo e le tre palle-gol non concretizzate, non ha mai spinto per colpire. Maicon è venuto avanti raramente. Cambiasso non si è mai proiettato in area. Thiago Motta, arretrato, non s’è mai portato al tiro. Kharja ha vivacchiato sulla corsia sinistra. E la difesa a quattro non si è mai mossa dall’area. Il Napoli s’è dannato molto prima di arrivare al pareggio con le sgroppate di Dossena, la vivacità di Zuniga, qualche spunto del Pocho, i pochi tocchi di rilievo di Hamsik, un po’ di errori di Gargano, il “compitino” di Pazienza, la vita difficile per Maggio sul suo lato. Difesa azzurra non impegnatissima.
Manca una sola giornata alla conclusione del campionato. Napoli e Inter hanno difeso soprattutto le posizioni, secondo posto per i nerazzurri, terzo per il Napoli, e il di più sarebbe stato uno sfregio
alla tiepida serata di Fuorigrotta e all’ansiosa attesa dei tifosi azzurri. L’Inter ha giocato da gran signora. Il Napoli prima col cuore e la rabbia per centrare il pareggio, poi da damigella d’onore allo squadrone milanese. Terzo posto senza più pericoli. S’ode nella notte napoletana la musichetta della Champions. Mazzarri ha guidato la squadra in abito chiaro, ma non sono ancora chiare le sue intenzioni. Godiamoci la festa e, magari, domenica sera si potrà andare a Torino a tenere fuori la Juve dall’Europa. Però sarà mai possibile un simile sgarbo dopo il garbo di questa sera al “San Paolo”?
MIMMO CARRATELLI