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Caro Don Aurelio, il Napoli proietta nell’immortalità

Carissimo Don Aurelio,
ed ho vinto il primo dilemma, perché non sapevo come rivolgermi a voi. Un confidenziale tu? Troppo azzardato. Un distaccato lei? Mi pareva troppo freddo. E poi,  che titolo andava anteposto al nome? Dottore? Commendatore? Alla fine ho optato per il napoletanissimo “Don”, che nella nostra parlata racchiude tutti i titoli possibili e immaginabili, e porta in se infinito rispetto e gratitudine. Per quanto riguarda  il Voi, mi è sembrato il più appropriato, visto che così si rivolgevano anche ai loro genitori i giovani napoletani di un paio di generazioni orsono.
Voi da sette anni state vivendo un’avventura incredibile. Vi siete accostato al mondo del calcio in punta di piedi e con infinita umiltà. Consapevole che eravate un neofita vi siete affidato a quanto di meglio offrisse in quel momento l’organizzazione calcistica. Ed è stato il vostro primo capolavoro. Un ministro della sanità non deve essere necessariamente un grande medico, né un assessore ai trasporti deve saper guidare un treno merci. Bisogna però saper scegliere le persone giuste. E Pierpaolo Marino lo era.
Per la verità il vostro primo approccio al pallone non ha lasciato tangibili segni. Quando ancora i libri contabili non erano stati portati in tribunale, forse non tutti ricordano che il vostro nome cominciò a circolare nell’ambiente. Vi fu perfino una conferenza stampa, in cui vi facevate presentare dal vostro concittadino Roberto Fiore, ex presidente del Napoli, ancora amato in città, ma un po’ troppo “palummelliano” per i gusti del tifoso azzurro. La cosa non ebbe seguito, ma forse in quella occasione il vostro senso degli affari sentì il fieto del miccio. Cosa che nessun imprenditore nostrano aveva captato. Non riuscirono a raggranellare pochi miliardi di lire per provvedere alla iscrizione al campionato ed evitare il fallimento, nonostante gli sforzi dell’allora governatore Bassolino. A questo punto voi faceste una telefonata ad un vostro amico di infanzia e brillante avvocato napoletano: Geppì, va un po’ a vedè che se po ffà in tribunale. E Geppino andò, e vi dettagliò sulle possibilità reali di rilevare, non la SSC Napoli, ma, come amate ripetere voi, un semplice pezzo di carta. Per una trentina di milioni. Piccolo dettaglio, nel frattempo la lira aveva ceduto il posto all’euro. Una cifra da far tremare i polsi a tutti, ma non a voi, che oltretutto dovevate cominciare da zero. Ma nella vostra famiglia non è una novità. Vostro zio Dino, anni prima, aveva mollato tutto in Italia, dove era il più grande di tutti, e si era trasferito in America, e al primo botto, produsse “Serpico” che confermò Al Pacino stella di primissima grandezza. Voi non gli siete stato da meno. Ma il vostro mondo è totalmente ed incredibilmente cambiato. Varricchio e Lacrimini, in un istante, vi hanno spalancato porte che De Niro e Redford non vi avrebbero dischiuso in dieci anni di successi. La vostra ultima conferenza stampa alla Luiss, vi ha esaltato. Avete discusso di tutto e di tutti. Centinaia di microfoni puntati su di voi. Vi chiedono pareri su qualsiasi argomento, dal teatro di Eduardo alla morte di Bin Laden. E a voi piace. Cribbio se piace, direbbe un vostro amico-concorrente, che fra qualche anno potreste anche soppiantare, andando ad interloquire direttamente con Florentino Perèz, o Joan Laporta, oppure Roman Abramovich. Sta a voi. Con la vostra intelligenza ed il vostro sano principio imprenditoriale non potete non averlo capito. L’amore di questa città per la propria squadra, ne sono sicuro, vi ha contagiato. Ma non si tratta solo di amore. Voi sapete che le potenzialità sono inimmaginabili. Un Napoli competitivo in CL straccerebbe tutti i record, dagli incassi alle presenze in campo e sulle televisioni. Un uomo esperto in comunicazioni come voi non può non averlo pensato. Già una volta avete dimostrato il vostro coraggio acquisendo un semplice pezzo di carta per trenta milioni di euro. Adesso la posta in gioco è molto più grande: siete proiettato nella immortalità.

Un caro saluto da un Napolista.

PASQUALE DI FENZO

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