Ma ve la ricordate Bologna, Bulagna come dicono i miei amici di Piazza Maggiore e di San Lazzaro? Vi parlo della partita del 1967 (quasi mezzo secolo fa) che l’incredibile petisso ce la raccontò per filo e per segno sabato notte e, alla domenica, andò proprio come lui ce l’aveva raccontata, tra whisky e sigarette, e Josè Altafini andò in gol in 35 secondi. Vi parlo, ma forse è troppo, di Faele Sansone e di Michelone Andreolo (donnaiolo e pokerista), i due grandi assi uruguayani del Bologna che vennero a Napoli nella vecchiaia subito dopo la guerra, andarono in Uruguay e ci portarono cinque bidoni e un matto che si chiamava Roberto La Paz, mulatto del loro paese, alto due metri, primo giocatore di colore nel campionato italiano, indimenticabile guaglione a caccia di dribbling e di ragazze. Finì col fare lo scaricatore di porto a Marsiglia.
Vi ricordo l’ingaggio di Peppe Savoldi, dal Bologna al Napoli nel 1975, fra miliardi e una pistola finta di Ferlaino contro il presidente bolognese Conti in una suite dell’albergo milanese “Principe di Savoia” nella pazza campagna acquisti di quell’anno. Voglio parlarvi di quando Totonno Juliano, carissimo al mio cuore, andò a Bologna (1978), sbolognato, è il caso di dire, dopo sedici anni di milizia azzurra con più di 500 partite. E di Eraldo Pecci, massimo piedone di mezz’ala di classe, romagnolo di Forlì, cresciuto nel Bologna e che, a trent’anni, venne a Napoli alla corte di Maradona, ma stette solo un anno perché odiava l’aereo e faceva su e giù in macchina tra Napoli e Bologna, alla fine si stancò. Avrete capito che c’è stato un lungo filo tra il Golfo e la Torre degli Asinelli.
Bologna, dove andremo a giocare domenica pomeriggio, ve la voglio ricordare per quella domenica di aprile (22 aprile 1990) del secondo scudetto. Chi c’era quel giorno non l’avrà dimenticato. Era la penultima giornata di campionato, il Napoli in testa e il Milan a due punti (la vittoria valeva due punti). Il Bologna di quel tipo-champagne che era Gigione Maifredi, venditore di spumante e allenatore per caso, era tranquillo a metà classifica. Ci giocavano Cabrini a fine carriera, Bonini il biondone di San Marino e Bruno Giordano (dopo la cacciata da Napoli per la rivolta di maggio del 1988). Il Napoli partì a valanga. Tre gol in un quarto d’ora (Careca, Maradona, Francini). A Bologna, nei tempi d’oro dello squadrone rossoblu, avevano proclamato che la loro squadra giocava come si gioca in paradiso. Rividero il Napoli giocare come si gioca in paradiso. E fu un’ovazione per gli azzurri.
Lo ricordo bene quel pomeriggio da pelle d’oca con i bolognesi che ci cantavano “campioni, campioni”. Ferlaino non reggendo all’emozione abbandonò lo stadio verso la fine. Poi si pentì e rientrò per vedere la festa. Lo riconobbero e fu portato in trionfo. Un signore gli tirò la cravatta sino a soffocarlo. L’Ingegnere quando rivide quelle immagini in tv disse: “Che brutta faccia avevo, nel calcio si soffre”.
In quel pomeriggio il Milan di Sacchi con i tre olandesi si dissolse a Verona. Nervoso, sentendosi perseguitato dall’arbitraggio “fiscale” di Rosario Lo Bello, perse il controllo del match e il match medesimo (1-2). Il Verona lottava per non retrocedere, ma il successo sul Milan non gli valse la salvezza. Le notizie via radio da Verona moltiplicarono la festa dei napoletani a Bologna e dei bolognesi a fianco dei napoletani. Il Napoli trionfò 4-2. Segnò ancora Alemao. In panchina, Bigon aveva dato il cambio a Bianchi.
Bene, in una città gustosa di calcio com’è Bologna, mi aspetto domenica un’accoglienza che ricalchi quella domenica di aprile di 21 anni fa. Quest’altro Bologna è tranquillo in classifica e la città che ci ha sempre chiamati affettuosamente “marocchini”, e mai spregiativamente terroni, dovrebbe volerci bene perché è stata sempre contro il potere. E’ stata sempre contro le squadre milanesi. All’Inter di Helenio rifilò il tiro di soffiarle lo spareggio-scudetto del 1964 con Haller e Bulgarelli, Pascutti e Fogli, Janich e Nielsen sotto la guida di Fulvio Bernardini, il dottore del calcio.
Non ci sarà Cavani, squalificato (fresco, fresco il Matador per la successiva partitissima in notturna contro l’Udinese al “San Paolo”). Ma mi aspetto razzi e bengala da Lavezzi e un prodigio di Hamsik. Coraggio, andiamo.
Mimmo Carratelli
Sono dolci i ricordi
di Bologna
Mimmo Carratelli
ilnapolista © riproduzione riservata