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Ma se arrivasse Messi non sarebbe la stessa cosa

Diego o Messi? Chi è il migliore? A chi non è di Napoli posso concedere la blasfemia, ai miei fratelli no. No, non è una questione di principio o fede. Leo vinca pure la sua bella Coppa del Mondo e infranga tutti i record. Non è questo a fare la differenza. E non è neppure che Leo il Mondiale non lo ha ancora vinto e che non ha mai militato nel campionato italiano: che non sarà il più bello e spettacolare, ma il più difficile assolutamente si.
Scriveva Vico che esistono corsi e ricorsi storici. Così fino a qualche tempo fa ho pensato e sperato razionalmente che la storia potesse ripetersi: un funambolo argentino con la numero dieci blaugrana che approda a Napoli. Se succedesse sarei felice? Forse si. Poi parla il cuore, anche il cuore può pensare e forse qualche antesignano della filosofia non aveva tutti i torti a collocare lì i pensieri anziché nella testa.
Sarei felice ma non sarebbe la stessa felicità. Sarebbe una seconda felicità: già vissuta, già preannunciata. Quando c’era lui eravamo felici e forse non lo sapevamo. Sarà che come dicono i più anziani di me ciò che è stato vissuto sembra sempre più bello, ma non è soltanto per questo. La mia vita era scandita al ritmo domenicale delle Sue magie e così ancora adesso posso richiamare con la mente ogni Domenica della mia infanzia: dov’ero, con chi ero, cosa stavo facendo o cosa avevo mangiato.
La differenza (e mi farebbe piacere sapere se anche per voi è così) è che a ricordare quei tempi il calcio era più poetico, più intenso. Il campionato di calcio sembrava un bellissimo romanzo che avvinceva sempre più capitolo dopo capitolo, giornata dopo giornata. E poi vuoi mettere Sky e Mediaset con il thrilling di “Tutto il calcio minuto per minuto” dove ad ogni boato di pubblico pensavi e speravi: «è quello del San Paolo»? E quell’attesa spasmodica nell’aspettare le prime immagini di “90° minuto”? E poi.. il calcio di oggi sarà pure più veloce e ritmico, ma negli anni 80’ Pazienza e Gargano avrebbero mai militato nel centrocampo di una pretendente alle prime posizioni? Ricordate Dunga, Rijkaard, Cerezo, Bagni? E la Napoli sempre devastata ma più geniale e anticonformista dei Pino Daniele, Troisi, Arbore, De Crescenzo? Quella Napoli che non aveva paura di sentirsi napoletana, quindi realtà a parte e a prescindere?
Se oggi accadesse nuovamente non credo sarebbe la stessa cosa. Sarà che crescendo porto tenerezza nel cuore per quel bambino con i riccioli lunghi e biondi che passava la giornata correndo dietro ad un pallone, sarà che c’erano affetti che ora non ci sono oppure che il passato conserva sempre pagine belle mentre oggi a guardare avanti c’è una fottuta paura collettiva del futuro. Sarà che è sempre più semplice guardare indietro anziché avanti.
Allora se la storia potesse ripetersi credo sarebbe un’altra felicità, meno grande e meno intensa. Erri De Luca intitolò un suo libro “Il giorno prima della felicità”. Ecco, a noi è capitato questo e fortunatamente non lo sapevamo. Ci ritrovammo felici a poco a poco provando emozioni mai vissute. E allora uno come me nato nello stesso giorno di George Best non può che concordare con Max Gallo: Leo sei bravo, ma non mi emozionerai mai come fece il mio poeta maledetto preferito. Diego mio che infondeva nei corpi una felicità che assomigliava tanto ad un panico fortissimo e intenso. Solo Lui, solamente Lui e nessun altro.
di Valentino Di Giacomo

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