La pietra di paragone è sempre la stessa: Diego Armando Maradona. Lui, Lionel Messi, detto la Pulce, 24 anni il prossimo 24 giugno, argentino di Rosario, cresciuto nell’adorazione del Diez, cerca sempre di glissare sull’argomento. Chi è più forte? In Argentina ancora non hanno dubbi, perché la Pulce con la Seleccion ha vinto soltanto un oro olimpico e il Pibe praticamente da solo conquistò il Mondiale del 1986 in Messico e il secondo posto a Italia ’90. Ma in Europa, non solo in Spagna dove la scelta è più comprensibile, cresce il partito favorevole a Leo. A maggior ragione dopo i due gol al Bernabeu che hanno schiantato il Real Madrid di Mourinho nell’andata della semifinale di Champions. E soprattutto dopo il secondo, che a molti ha ricordato lo slalom di Maradona contro l’Inghilterra nel 1986 per la «rete più bella del secolo». Ricordato, badate bene. Perché i metri palla al piede per Messi sono stati di gran lunga inferiori e nella sua corsa verso la porta non è stato costretto a scartare anche il portiere, pressato da un difensore, per depositare in rete il pallone. «Messi è sulla strada per diventare il migliore giocatore della storia – ha detto il ct dell’Argentina Batista, che mercoledì sera era al Bernabeu -. È già il migliore al mondo. Ringrazio Dio di aver fatto un giocatore come lui, capace di ogni cosa». Proprio così. Se proprio vogliamo farlo il paragone con Maradona, dalla parte di Leo c’è l’età, con la consapevolezza che tutto può ancora accadere per un giocatore il cui valore in questo momento è inestimabile. Se una società volesse portar via Messi dal Barcellona, dovrebbe pagare una clausola rescissoria di 250 milioni di euro, oltre ad accollarsi naturalmente il robustissimo ingaggio del calciatore. Ammesso che la Pulce abbia mai voglia di lasciare il club della sua vita, che lo accolse piccolo e gracile nella Cantera e lo ha fatto crescere fino a farlo diventare il signore del calcio mondiale. I numeri parlano chiaro, a favore di Messi. Numeri fatti di gol e di vittorie. Numeri che rischiano di diventare fantasmagorici proprio in questa stagione che sembra volgere verso nuovi successi del Barcellona nella Liga e nella Champions. Perché nelle sue 50 presenze stagionali Leo ha già segnato 52 reti, ovvero poco più di una a partita. E agli scettici o bastian contrari che magari possono obiettare che in Spagna si segna più facilmente che in Italia, c’è da rispondere subito con il dato in Champions: undici partite, undici gol. Fantastico. Nessuno è come Messi in questa stagione. Cristiano Ronaldo, che è stato Pallone d’oro nel 2008 con il Manchester United prima della doppietta di Messi, è al secondo posto nella classifica dei cannonieri in Europa con 42 reti. Dieci in meno e gioca nello stesso campionato, nella macchina da gol (almeno nella Liga) del Real Madrid. E, a guardarla bene questa graduatoria, c’è da essere più che orgogliosi a Napoli per il terzo posto dell’azzurro Cavani, con le sue 33 reti stagionali alla pari con l’interista Eto’o, altro fenomeno del gol. Tante reti per Messi, troppe per il confronto diretto con Maradona. Che segnava di meno non solo perché ai suoi tempi si giocava di meno ma anche perché non era propriamente l’attaccante che è di fatto Messi, pur vestendo la numero 10. E perché lui, il Pibe, godeva un mondo a far segnare anche gli altri. Probabile che un giorno Messi possa diventare secondo i numeri «il più grande della storia». Ma, vedrete, sarà lui stesso a dire che «Maradona è unico». Mentre Diego commenterà ancora: «Veder giocare Messi è meglio che fare sesso». E forse è proprio qui la differenza.
Antonio Sacco (Il Mattino)
Divino Messi, in versione Diego vale 250 mln
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