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Ci siamo quasi e il cuore batte forte

Il problema è che adesso batte il cuore. A due ore dalla partita col Cagliari, sotto le stelle di Fuorigrotta, il cuore accelera. Benedetti ragazzi azzurri, campioni futuribili, guaglioncelli di cuore e di ardimento. Dove volete portare il vecchio cronista che ne ha visite tante?

Ho visto il Napoli di Sivori e Altafini divertendomi un mondo. Non avevamo problemi di classifica, solo di divertimento. Bastava battere qualche “grande” e via, in allegria con le battute di Josè e le sigarette del petisso.

Ho visto il Napoli ardente di Vinicio, a due passi dallo scudetto. Andavamo su tutti i campi a fronte alta. Avevano tutti paura di quel Napoli che giocava sino al novantesimo e oltre, battagliero, irriducibile, dietro quel gringo che si chiamava Clerici e non mollava mai.

Adesso, batte il cuore. Perché siamo là dove sognavamo di stare ma non pensavamo di starci con questa squadra che ancora non si sa dove può arrivare. Troppo giovane? Inesperta? Impreparata allo stresso dell’alta classifica? Oppure talmente strafottente da portarci più in alto, sempre più in alto?

Batte il cuore, questo è il problema. Ed è curioso per il vecchio cronista che dovrebbe starsene tranquillo a fumare e a vedere il Napoli attraverso il fumo azzurro del sigaro, niente di più.

Ma batte il cuore.

Non era così con Diego. Col pibe andavamo dappertutto con la gioia nel cuore. Quello era il sentimento principale. La gioia. Felice di un gioco di prodezze gioiose. Avevamo il cuore tranquillo, accarezzato dalla fantasia di Maradona e dall’impegno degli altri azzurri sotto lo sguardo severo di Ottavio Bianchi, l’Orso, che in privato era un uomo delizioso, campione dello scopone scientifico. Faceva il duro perché, da giocatore, aveva già capito come vanno le cose da noi. Sempre polemiche, e poi entusiasti se tutto va bene, depressi al primo intoppo.

La gioia ci accompagnava col Napoli di Diego.

Ora no. Ora il cuore va a mille. Forse perché l’impresa sembra ancora impossibile, incredibile, oltre le nostre forze.

Quanto possiamo fidarci di questa squadra che definirei già meravigliosa?

Ho visto il Milan senz’anima a Palermo. Ho visto l’Inter battere faticosamente il Lecce e Julio Cesar salvarle un’altra vittoria. Ho visto la Lazio vincere di un gol, però sta dietro. E anche la Roma che con Montella non perde, ma è lontana.

Ho visto purtroppo l’Udinese che da dodici partite non perde e da otto non incassa gol (score impressionante: 19 reti a zero). E me la sento addosso quest’Udinese di Totò Di Natale, e non mi piace, sbriga le partite con troppa facilità. Vade retro, Udinese.

Ed ora andiamo a vederli gli azzurri contro il Cagliari, e non me ne importa niente che la squadra sarda ci ha fatto penare nelle ultime volte che è venuta a Fuorigrotta. Di tabù, quest’anno, ne abbiamo abbattuti tanti.

Ma, accidenti, il cuore batte …

MIMMO CARRATELLI

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