V’han dato Bergonzi. Ve l’avevo detto, dopo il Valeri di Napoli-Inter, che s’è capita la tendenza di quest’anno. Con le piccole e le medie ok, Rocchi a Cagliari, il goal di Cavani a Firenze, il mani di Maggio col Genoa, i recuperi gestiti al millimetro, danni limitati all’osso. Avrebbero potuto farvi una dieta consistente di punti anche soltanto orologio alla mano e perdere peso checché se ne dica fa mica bene. Perdere le giuste occasioni, i momenti chiave, le gare che danno la svolta allunga i musi e le distanze. E allungare è decisivo in una classifica corta come quest’anno. In alcune situazioni però dovete pagare pegno. Rizzoli col Milan in casa, Valeri con l’Inter in Coppa, Bergonzi a Roma con la Lazio. Bergonzi a Roma con la Roma. Quando ho chiuso il pezzo del dopo Napoli-Cesena v’avevo avvisato che per superstizione s’intende non tacere sugli arbitri più che sullo scudetto.
Intendiamoci. Non è mai sempre colpa solo dell’arbitraggio poco felice. Se il Napoli non avesse regalato al Milan un tempo ed il primo goal, non avesse giocato solo un quarto d’ora con la Lazio o non avesse fatto i quadri plastici con l’Inter anziché buttarla dentro come veniva, le decisioni arbitrali avrebbero contato il giusto. Niente, se vinci. Intendiamoci. Non ci sono complotti. Non c’erano neanche e soprattutto quando il Napoli era mediocre e non contava niente. Quella del complotto su base scientifica per azzoppare le squadre che non sono competitive è una vecchia bubbola. Sono le squadre forti che han da temere la sfortuna perché sono quelle che possono vincere ed hanno da perdere. Il Napoli entra nel gioco dei grandi, limitare le perdite, quando è una grande. Vi entrò ai tempi di Maradona, è in ballo quest’anno. La designazione di Bergonzi, peraltro in barba al principio della rotazione avendo arbitrato il Napoli già due volte ma di principi non ce ne sono nel calcio, è un segnale di scarsa attenzione nei confronti delle vostre esigenze. Quelle di una grande: arbitri grandi. Incoraggia i retropensieri, la dietrologia, il vittimismo. Crea alibi persino alla squadra. Incoraggia persino gli avversari che, se non dormono, saranno psicologicamente incentivati dal senso di protezione dato dall’aver avuto conferma di contare qualcosa. E quindi di poter osare. Sono la Roma, gioco in casa, dopo Brescia ho avuto un bel po’ di fortuna con le direzioni di gara. Permetti che se per il big match con la seconda in classifica mi mandan Bergonzi, il casalingo Bergonzi e chi meglio del Napoli può saperlo nel bene come nel male, uno che quest’anno sta sbagliando l’impossibile, uno che l’ultima topica l’ha presa manco dieci giorni fa e pure grossa, uno che si pensava l’avessero pensionato come quarto uomo a scanso di ulteriori problemi, se mi mandano un arbitro poco in forma e un po’ sensibile a chi gioca in casa un po’ di sicurezza nel caso e sull’esito degli episodi ce l’abbia. E non perché Bergonzi sia in malafede, giallorosso o parte del complotto eterno contro i sudisti. Che se non ci fosse stata la guerra sarebbero arrivati uno. E’ che la guerra c’è stata e la si è vinta anche qui quando però la s’è fatta, quando s’è pensato a tutto pure ai fucili. E’ che in guerra il caso è troppo importante per lasciarlo al caso. E’ che gli arbitri danneggiano meno quando considerando i rapporti di forza sono più attenti. Un po’ come le donne. E due giorni dopo la gara è San Valentino. Vediamo con chi si fidanza la sorte. Decide Bergonzi se il principe è azzurro ed abbiamo già detto che nel calcio principi non ce ne sono. I risvegli si.
di Vincenzo Ricchiuti
Poco in forma e casalingo
ma che designazione è?
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