Caro Max, da giovedì sera – capolinea di una stagione europaleghiana alla quale non sono mai riuscito ad appassionarmi per miopia provinciale (oltreché clinica) – ho letto tantissimi commenti sul Napolista. E’ stato un errore snobbare la competizione. Ah, se Cavani avesse giocato prima. O magari no, dai che è meglio così, ora sì che potremo concentrarci. Epperò, visto che possiamo concentrarci, guai a mancare l’obiettivo terzo posto, sennò sì che sarebbe un fallimento. E giù disquisizioni, suggerimenti, consigli, valutazioni. Tutte legittime. Tutte rispettabili. Ma tutte tecniche.
Ecco, quello di cui ho sentito la mancanza è stato il parere tifoso. Quello che chissenefrega se lo schema non regge, basta che gliene facciamo uno in più. Quello che Sacchi avrà anche varato il modulo di gioco di perfetto, ma poi oggi ti racconta che a Maradona bastò un tocco per far segnare Careca e mandare in vacca un anno di studi. Quello che se vinco per un rigore inesistente godo da morire, altro che vergogna perché ci chiamano ladri. E allora, da tifoso che il patentino a Coverciano non l’ha preso, ti dico che io ci credo. Perché quest’anno è come quell’anno lì. Il primo. L’indimenticabile.
Uscimmo anche quella volta. Era in Francia, non in Spagna. E invece del Villareal ci buttò fuori il Tolosa. Era la Coppa Uefa, l’Europa League di oggi. Ed era il primo turno, che se ci pensi è come questa volta, visto che la fase a gironi all’epoca non esisteva. A Tolosa tempi regolamentari e supplementari finirono 1-0 per i padroni di casa. Segnò Stopyra al quindicesimo del primo tempo. E visto che il 17 settembre al San Paolo avevamo vinto noi 1-0 (gol di Carnevale), si andò ai rigori. Finì che passò il Tolosa, 4-3. E, soprattutto, finì che a tradirci fu un errore del nostro idolo. Era Maradona, e sbagliò il rigore decisivo esattamente come Lavezzi ha fallito il gol decisivo contro il Villareal.
Anche allora lessi che eravamo provinciali, immaturi, non attrezzati per sfide di vertice. Sette mesi dopo, correva l’anno ’87, sappiamo tutti come andò a finire. Ecco perché ci credo. Senza capir nulla di formazioni, senza avere la ricetta giusta sul modulo, senza sapere chi mandare in campo al posto del Pocho. Ci credo e basta. Perché più penso a Villareal, più mi convinco. E’ come a Tolosa, quell’anno lì.
Post scriptum. La domenica successiva a quell’eliminazione, il cinque ottobre, ne facemmo tre al Torino. Così, giusto per sperare che Vico con ‘sta storia dei ricorsi storici porti un po’ di sfiga al Milan.
Ecco, quello di cui ho sentito la mancanza è stato il parere tifoso. Quello che chissenefrega se lo schema non regge, basta che gliene facciamo uno in più. Quello che Sacchi avrà anche varato il modulo di gioco di perfetto, ma poi oggi ti racconta che a Maradona bastò un tocco per far segnare Careca e mandare in vacca un anno di studi. Quello che se vinco per un rigore inesistente godo da morire, altro che vergogna perché ci chiamano ladri. E allora, da tifoso che il patentino a Coverciano non l’ha preso, ti dico che io ci credo. Perché quest’anno è come quell’anno lì. Il primo. L’indimenticabile.
Uscimmo anche quella volta. Era in Francia, non in Spagna. E invece del Villareal ci buttò fuori il Tolosa. Era la Coppa Uefa, l’Europa League di oggi. Ed era il primo turno, che se ci pensi è come questa volta, visto che la fase a gironi all’epoca non esisteva. A Tolosa tempi regolamentari e supplementari finirono 1-0 per i padroni di casa. Segnò Stopyra al quindicesimo del primo tempo. E visto che il 17 settembre al San Paolo avevamo vinto noi 1-0 (gol di Carnevale), si andò ai rigori. Finì che passò il Tolosa, 4-3. E, soprattutto, finì che a tradirci fu un errore del nostro idolo. Era Maradona, e sbagliò il rigore decisivo esattamente come Lavezzi ha fallito il gol decisivo contro il Villareal.
Anche allora lessi che eravamo provinciali, immaturi, non attrezzati per sfide di vertice. Sette mesi dopo, correva l’anno ’87, sappiamo tutti come andò a finire. Ecco perché ci credo. Senza capir nulla di formazioni, senza avere la ricetta giusta sul modulo, senza sapere chi mandare in campo al posto del Pocho. Ci credo e basta. Perché più penso a Villareal, più mi convinco. E’ come a Tolosa, quell’anno lì.
Post scriptum. La domenica successiva a quell’eliminazione, il cinque ottobre, ne facemmo tre al Torino. Così, giusto per sperare che Vico con ‘sta storia dei ricorsi storici porti un po’ di sfiga al Milan.
Gianluca Abate
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