Il Napoli senza confini di Cavani sbanca anche l’Olimpico e, al culmine di una serata memorabile, scaccia definitivamente via dalla zona scudetto una Roma nervosa e in allarmante crisi d’identità. I giallorossi pagano una gestione confusa dell’organico da parte del tecnico e una preoccupante assenza di gioco, proprio ora che si entra nel vivo della stagione agonistica e bussano alla porta gli impegni europei.Grida vendetta la rinuncia dal primo minuto a Menez, unico uomo in rosa in grado di cambiare marcia e accendere la scintilla dell’imprevedibilità, e il tardivo ingresso di Totti, sempre più relegato al mortificante ruolo di carta della disperazione da giocare nei minuti finali (leggi anche Marassi).Rinunciando contemporaneamente ai due interpreti di maggiore fantasia, Ranieri ha optato per un undici privo di acuti, lasciando Vucinic (in ombra) e Borriello (sempre generoso) in balia dell’organizzatissima retroguardia partenopea.Il Napoli, dal canto suo, è sceso in campo con la mentalità della grande, mettendo in soggezione l’avversario fin dalla prima frazione.Il resto l’hanno fatto i tre moschettieri là davanti: Lavezzi con le solite iniziative devastanti a spaccare in due le difese (e le partite); Hamsik, ottimo nell’inserimento dal quale è scaturito il rigore del vantaggio; Cavani, per il quale non ci sono forse più aggettivi. Un attaccante atipico, con l’intelligenza tattica e la facilità di corsa a tutto campo che aveva, ad esempio, il Gullit sampdoriano (ma con una superiore capacità realizzativa). Unico neo della serata la brutta reazione del Pocho che potrebbe costare cara in sede di giustizia sportiva e, a voler essere incontentabili, l’idiosincrasia dello stesso al gol facile. Non vorremmo dovergli rimproverare, al termine della stagione, il match point fallito a tu per tu con Castellazzi in Coppa Italia (oltre al penalty sbagliato nella lotteria finale) e l’assenza per squalifica il giorno del big match di Milano. Nota conclusiva, infine, per Mazzarri. Quindici mesi fa, quando dopo una sconfitta sul campo della Roma fu chiamato al timone di un Napoli senz’anima, storsi il naso. Non era bello come Mou, magro come Pep, brizzolato come Mancio, elegante come Leo, sportivo come Donadoni, eppure in questo tempo ha acquisito anche lui diritto di cittadinanza nel mio personale Olimpo della Panchina…
Luca Longhi (Azzurra Lex)