Prima e dopo la partita col Cesena, come al solito, ci hanno mostrato in televisione la famosa scena di Troisi e la De Sio, con lui che cerca di seguire la radiocronaca, mentre lei è “assalita” da pensieri molto più nobili. Quanta nostalgia. Quando la partita si ascoltava alla radio e non c’era l’invasione della tv. Certo la situazione in cui si ritrova Massimo nel film è assolutamente invidiabile, oltre che altamente improbabile. Chi ha mai avuto la fortuna di avere un appartamento a disposizione per certe cose. Manco fossimo ad Arcore. Tutt’al più, dopo giorni di frenetiche trattative, non con la ragazza, che in fondo non aspettava altro, ma col proprio padre per avere la disponibilità della seicento in un pomeriggio domenicale. E non c’era neanche l’autoradio. Perchè, secondo il genitore, distraeva dalla guida. Per cui, se volevi seguire “Tutto il calcio minuto per minuto”,dovevi portarti appresso una radio portatile per la quale c’era quasi bisogno di un carrello supplementare. Una volta, per giustificare un’ora di ritardo, mi sono inventato due pronto soccorso. Manco fossi al centro di Beirut!
Le ragazze che accettavano di mettersi con tipi come noi, erano rassegnate. La domenica pomeriggio, come il mercoledì sera, non osavano chiedere niente. Quando il Napoli giocava in casa la messa veniva officiata al S.Paolo, mentre quando non si andava in trasferta, la santificazione della festa avveniva via radio. Il mercoledì sera,poi, c’era l’attesissimo “mercoledì sport”, che si “doveva” vedere a prescindere. Qualsiasi cosa andava bene, tanta era la fame di avvenimenti sportivi che avevamo. Ricordo di avere assistito ad incontri di lotta come a sei giorni ciclistiche. Rammento ancora il nome dei protagonisti: Antonio Maspess, la coppia Beghetto e Bianchetto, ed un mitico pluri-campione del mondo che si chiamava Leandro Faggin.
Il sabato pomeriggio,poi, ci si vedeva con gli amici per andare a giocare a pallone nel bosco di Capodimonte. Non come adesso, che ci si reca al calcetto muniti di vere e proprie divise d’ordinanza calcistica con annesso borsone per shampoo doccia e creme varie, manco si dovesse andare ad un salone di bellezza. Noi andavamo come ci trovavamo, muniti solo del mitico Super Santos che costava 350 lire, raccolte a costo di sanguinose collette. Quando ci andava bene, riuscivamo ad accaparrarci il campo delle “sette querce”, che era il più ambito perchè,oltre ad essere ombreggiato, era quello meno scosceso. Altrimenti ti poteva capitare di dover attaccare in salita.
Fortunatamente allora le ragazze, che avevano il permesso di uscire solo la domenica, dovevano rientrare per le 10. Così si poteva scappare a casa per seguire la trasmissione delle trasmissioni: La Domenica Sportiva. Sul primo canale e presentata da Enzo Tortora. Poi seguì Lello Bersani e Paolo Pigna e tutti gli altri. Per un incontro di boxe di Nino Benvenuti fu usata per la prima volta quello che sarebbe divenuto in seguito uno strumento infernale: la Moviola. Operatore tv un certo Heron Vitaletti. Poi c’erano i giornalisti che si occupavano di altri sport. Per il basket Aldo Giordani ci narrava le gesta di Meneghin e Masini. Per i motori Mario Poltronieri ci parlava di Giacomo Agostini e Mario Andretti. Il pugilato, come il rugby e l’atletica erano raccontate da un essenziale ed incisivo Paolo Rosi. Poi c’erano i fuoriclasse: Adriano De Zan, che snocciolava a mitraglia l’ordine di arrivo di una corsa ciclistica senza sbagliare un nome. Sono convinto che alla fine la giuria, per non fare brutta figura, si allineava a quanto lui aveva scandito in diretta. Ma il top del top era Alberto Giubilo, che si occupava di ippica. Una volta Enzo Tortora, che ho conosciuto personalmente, mi confidò che aveva scoperto il terribile segreto del suo amico Giubilo: in effetti lui non era un telecronista ma era un cavallo. Sotto l’impeccabile soprabito all’inglese nascondeva la coda. Lui non si limitava a dare l’ordine d’arrivo, ma elencava le discendenze dei singoli equini. Il tal cavallo era figlio di… e nipote di…Avvolte aggiungeva un malizioso “pare”
figlio di…
Che bei tempi, sembrava che non avessimo niente, ed invece avevamo tutto!
Un caro saluto da
PASQUALE DI FENZO