No a Gigi D’Alessio, ni a Pino Daniele o a Gigi Finizio o a Nino D’Angelo o a Peppino Di Capri. Su questo sito e un po’ in tutto il web fioccano proposte e dinieghi sull’inno da comporre per il Napoli di De Laurentiis. Ho appena visto sul Tg di Rai2 un servizio sull’argomento e mi sono convinto che è un problema nazionale. Più di Ruby, più delle primarie partenopee col voto cinese. Interessa, la questione della “colonna sonora azzurra”, anche più della casa a Montecarlo di Tulliani o chi per lui. Sull’argomento ho taciuto, fino ad oggi, ma sono arrivato ad una conclusione: non ci sarà mai unanimità. ‘O surdat ‘nnamurato è l’estremo baluardo in difesa di qualsiasi innovazione. A questo punto le strade sono soltanto due: 1) si indice un concorso con tanto di programma televisivo e televoto, così diventa pure un business, magari affidando la conduzione a Simona Ventura – inviato speciale Peppe Quintale; 2) un autore esperto di brani nazionalpopolari (penso a Dario Baldan Bembo, quello di “Amico è” o a Claudio Mattone) compone e propone per un team d’eccezione con i cinque sopra proposti a cui aggiungerei Massimo Ranieri, Eduardo De Crescenzo, Massimo Lopez, Tony Esposito, Tullio De Piscopo, Alan Sorrenti, ma se volete pure Mariano Apicella, Luciano Caldore e tutti i neomelodici che esistono. Insomma, un “We are the world”, con i diritti d’autore in beneficenza per i bimbi di napoli in difficoltà, per le case famiglia. Al video clip promozionale, “cameo” di Diego Armando Maradona e chiunque altro si voglia gratuitamente esibire per l’inno ufficiale del Napoli. Insomma, we are the world, we are the napolist. Se poi serve un commercialista, ritenetemi a disposizione. Ok, pure io gratis.
Giuseppe Pedersoli