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Un film da Oscar in un cinema degradato

Coppa Italia, Napoli-Inter, 26 febbraio 1997. Da quel trionfo a stasera  passano 14 anni. Il calcio non ha memoria. Coraggio, scavate tra i ricordi, capirete quanto, come, perché sia cambiato. Era secondo anche allora il Napoli a metà campionato. Ma infilava una strada opposta. Si avviava stanco verso il tramonto. Simoni allenatore, 1-1 a Milano e 1-1 qui, un volo di Pino Taglialatella detto “Batman” sventò l’ultimo tiraccio di Paganin, e ciao Inter. Peccato, in finale il Napoli si arrese al Vicenza, si era intanto salvato con Montefusco dalla B in quella terribile primavera di sogni spezzati. I giocatori senza contratto erano ormai con la testa altrove. Bisogna ricordare quei tempi per capire quanto giovane, fresco, potente sia questo. Ha orizzonti lunghi. Club ricco, moderno, carico di futuro.
Gli anni di Maradona e degli scudetti erano già lontani. Giocavano ragazzi senza domani, mai entrati nella storia: Caccia e Aglietti in attacco, il lunatico Beto che quella sera segnò, l’enigmatico Caio, chi li ricorda? Non c’è confronto con Lavezzi e Cavani. E come nelle società in rovina, fu un lampo d’ira a segnarne la fine. L’orgoglio di un pur grande presidente non perdonò a Simoni di essersi promesso all’Inter, licenziato in tronco da Ferlaino, addio campionato e Coppa Italia, povero Napoli, schiacciato da anni e debiti.
Il calcio italiano teme il Napoli perché ne rappresenta la novità più insidiosa. Neanche i tifosi lo sanno, forse. Sollecitano acquisti dissennati. De Laurentiis, con il torto di non parlar mai chiaro, resiste. Bene. Mai spese pazze. Avanti così, unico club con bilancio in attivo, stipendi puntuali, premi ghiotti, ce n’è uno anche per la semifinale di Coppa. Il Napoli non comprerà mai veterani dalle suole lisce, Toni e l’anziano Cannavaro furono respinti con garbo, né avrà mai l’ottimismo incauto di comprare, comprare come la Juve rifondata e mai rinnovata. Indovina l’allenatore e lo tiene ben stretto, senza lasciarsi sedurre e tradire come da Mourinho l’Inter. Dopo qualche errore estivo nella scelta dei ricambi, torna su giocatori verdi ma di talento: l’elegante spagnolo Ruiz, da adattare solo alla formula difensiva di Mazzarri, ripristina la politica più avveduta. Con gli acquisti di Cavani e quelli delle estati 2008 e 2009, da Lavezzi ad Hamsik, da Gargano a Maggio, da Cannavaro a De Sanctiis, il Napoli avanza su tre fronti.
Interessante anche alla lavagna questa sfida. Il Napoli deve imporre ritmo alto e passaggi rapidi, prevale se in fase passiva chiede il massimo ai suoi big. Si sa che Pandev come tutti i mancini da destra si accentra per lasciare pista a Maicon, Mazzarri chiederà quindi a Cavani di far velo sul brasiliano, in prima battuta. Probabile contributo di Hamsik a Maggio sulla destra per chiudere la corsia anche a Zanetti. Non c’è da meravigliarsi se Lavezzi ronzerà intorno a Cambiasso per ostruirne l’iniziativa. Fisica la difesa interista, mobili le punte del Napoli. Tutto da vedere. Grande serata di calcio tattico. Aurelio De Laurentiis intanto conta un altro robusto incasso. Abile, ma anche guidato da buone stelle. In uno stadio grigio e degradato, da poveri come un cinema di borgata, produce un film candidato all’Oscar.
Antonio Corbo (Repubblica)

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